Edmondo Adolfo Mastriani
IL grande Boccaccio, promotore di studi umanistici, contro gli imbrattatele del suo tempo, scrisse testualmente: "Pittano più a dilettare gli occhi degli ignoranti che a compiacere allo intelletto "de savi".
La premessa può sembrare un gesto dovuto per la presentazione di un artista, ma la retorica delle parole lascia il posto alla visione delle sue opere che vanno analizzate nei loro valori più immediati.
Giuseppe Alberto Regoli, sessantenne, un tipo asciutto impettito come un paladino della tavolozza, è un cittadino che deve possedere una personalità sdoppiata, ma con aspetti che stupiscono. Fanno intuire che egli pensa e produce in virtù di un potere sensoriale, ammantato dal velo dell'arcano.
Già conosciuto come un esperto maestro del restauro, è un artista che, a mo di dire, lavora con i piedi per terra, ma con la testa tra le " nuvole"quando, impalandosi davanti a un cavalletto, fissa una grande tela ancora "vergine", come a volerla sedurre, mentre il suo pensiero è rivolto ai misteri dell'universo.
Ovviamente l'artista si stacca da una buriana del nostro tempo, in cui si agitano sedicenti cultori dell'arte, della moda e dello spettacolo, asserviti a una logica perversa.
Così che egli,nella ricerca di nuove forme di espressione artistica, o di una trovata, di una casualità, ha scoperto i motivi che accreditano una realtà latentemente apocalittica, ma che riescono a denunciare i fondamenti sociali della civiltà in atto.
E' dunque un impatto con un orientamento artistico che sconfina nell'iperrealismo esoterico, o indica una gnosi che miri a voler scrutare nell'occulto. Cieli e orizzonti sporcati da banchi di nuvole, sovrastano catene montuose dalle forme più strane e vaste pianure desolate, spaccate da crepacci o interrotte da abissi profondi. Qua e là una croce, un teschio umano, un groviglio di filo spinato, in uno scenario allucinante, il tutto facendo meditare su un messaggio che ben si inserisce nell'esito religioso dell'eterna lotta del male e del bene.