Roberto Pazzi - Ferrara (Recensione n. 2)

A proposito della pittura di Giuseppe Greco. 
Di Roberto Pazzi (Ferrara)

La ricerca di Giuseppe Greco si inoltra nell’annullamento delle forme, del segno, delle geometrie, sempre più tentata di farsi colore puro, attratta dalla selva oscura più che respinta, come se quel che dichiara – il non saper più ritrovare la via d’uscita, verso le stelle ... – sia in verità quello che vuole : restare nel magma puro dei colori, nella fucina di Vulcano, dove nascono, nel ventre della terra, dove il sasso che ingoia è in realtà la regressione a uno stato di partenza, prima della coscienza dello Spirito. La Natura è Spirito visibile, come lo Spirito è Natura invisibile, così scriveva Schelling, il filosofo dell’Idealismo più poetico. La Natura ( il sasso di uno di questi dipinti di Greco ) è lo stadio preparatorio dello Spirito, della coscienza, nel quale l’artista è tentato di tornare a riposare ... La selva e il sasso sono il riposo della coscienza, che si smemora in una stagione storica dove la vigilanza della morale, la ricchezza del pensiero, la forza dell’utopia sono punite dalla bassa temperatura civile ed etica. E Greco si fa testimone inquieto di tale stagione infelice.