Ottavio Borghi
Riflessioni sull’arte di Giuseppina Taddei
L’artista comunica il suo pensiero al resto del mondo avvalendosi di varie espressioni figurative e non, quali la riproduzione scultorea su marmo, creta od altri materiali, l’incisione, la poesia, la musica, il disegno , la pittura. Quest’ultima rappresenta per Giuseppina Taddei lo strumento d’elezione che le consente di tradurre visivamente e con immediatezza le proprie intuizioni.
Tuttavia non si dedica alla semplice riproduzione di persone, oggetti o paesaggi attuando una specifica o forse ovvia mimetica. Al contrario ella ama avventurarsi con fervore quasi mistico nella intricata incertezza spirituale che caratterizza le reazioni individuali agli eventi naturali straordinari ed alle vicissitudini umane. In questo modo con l’ardita e complessa orchestrazione dei suoi colori, attua costantemente una analisi atta a suscitare una serie di sentimenti trasformandoli in esaltanti picchi cromatici atti a rappresentare le sensazioni più eclatanti, oppure avvalendosi di espressioni coloristiche in tono minore, per suggerire situazioni di evanescenza e di aspettativa. In questo modo conferisce alle sue opere un senso dinamico quasi “l’imput” di un divenire, proprio delle situazioni transitorie e di grande incertezza emotiva. In questo modo il gioco e la vivacità delle tinte, animate da una notevole gestualità operativa, contribuiscono ad idealizzare concetti ed ipotesi inducendo una geniale suggestione.
Lo spazio ideale della sua ricerca è costituito da una pluralità di interessi che comprendono tanti campi dello scibile perché introduce nei suoi lavori spunti teologici, storici, mitologici e letterari sullo sfondo delle più straordinarie manifestazioni naturali, suggerendo pure con estrema eleganza anche temi di interesse scientifico, quasi ad anticipare ipotesi di nebulose verità. Il tutto spaziando virtualmente attraverso le immensità siderali ed entro i segreti della psiche umana, risulta sempre permeato da un soffio romantico che forse solo una mente d’artista può recepire mentre illustra le sue interpretazioni della spesso tribolata vita reale. Il più delle volte si tratta di una poesia aspra, incisiva e spesso struggente che trae origine da visioni che spingendo a fondo la sensazione della paura, dei grandi vuoti, dell’immensità e dell’incognito, lasciano attonito l’osservatore delle opere. Il punto di forza più evidente è molto spesso rappresentato dallo studio delle vicende e dei caratteri umani in relazione alle molteplici vicende di ogni giorno, tanto da configurare un interessante studio sociologico: vedi i titoli “Game over”, “Father and son”, “Dietro le apparenze”, ”La grande guerra”, “Vite”, “Colpevole”, ”Escape”, “Anime”, ”Passo a due”….e tanti altri.
Il lato romantico delle sue opere emerge sempre e comunque a dispetto talvolta della irruenza di una variegata, suggestiva e misteriosa valanga coloristica: come in “Chiari di luna”, “Anime”, “Naufragio”, “L’albero della vita”, ”Meditazione”, “Tempesta di mare”, “Aurora polare”, “Infiniti “ e altri a seguire.
Si tratta di una notevole produzione quantitativa sempre però caratterizzata da un tocco artistico tutto particolare, tanto che ogni singola opera di Giuseppina Taddei è il frutto di una “ Summa” culturale molto ampia e non solo nel campo dell’arte. Cultura, attitudine alla comunicazione e grande passione generano una irruente articolata forza creativa. E l’analisi psicologica necessaria per impostare le sue creazioni può sempre operare di concerto con il trasporto lirico indispensabile per conferire ad ogni dipinto quella caratterizzazione, quel senso dinamico e “quell’appeal” che ne rendono evidente l’intensa partecipazione emotiva e sentimentale. Condizioni che però l’autrice si sforza di mantenere su di un piano estremamente obiettivo e razionale, tanto da incanalare nella giusta corrente della comprensione ogni picco fantastico. Cosi i suoi quadri diventano tante chiare e comprensive allegorie di ogni specifico accadimento, acquistando nello stesso tempo quella patente di spontaneità che ne fa senza alcun dubbio delle vere opere d’arte.
Agosto 2016 Ottavio Borghi