Camilla Piccinini

Grazia Badari “La magia del grande fiume”

La magia che ritorna nella quotidianità, un misticismo che non limita l’individualità o uno spiritualismo materico? Il grande fiume Po è una presenza inscindibile alla formazione individuale e collettiva nei nostri territori. Un luogo di intrecci, transizioni, il fluire della vita e lo scorrere inevitabile del tempo. Si tratta di un panorama versatile, che chi lo conosce concorda nel considerarlo infinitamente sorprendente, la quintessenza della Natura stessa che si lega all’incidente dell’Uomo, e che non termina mai di essere conosciuta da quest’ultimo. Grazia Badari nasce a contatto del Po e, nella catalogazione della sua prolifica produzione creativa, risalta immediatamente la prepotente partecipazione del panorama fluviale che inevitabilmente si impone nei suoi ricordi. L’Artista, originaria di Luzzara e ora residente a Sailetto, ha potuto conoscere tutte le sfumature del fiume, che ha scandito la sua crescita, e talvolta anche gli affetti, abbracciandone e vivendone la maestosità. Forse è proprio per queste ragioni che il suo pennello fende l’atmosfera come i raggi di sole si fanno spazio tra il verde affollato delle foglie di maggio. Si appropria dei volti del fiume e di ciò che esso definisce attorno a sé e li trasferisce su tela con un potente dinamismo. In occasione di questa personale, Grazia Badari decide di aprire la propria anima per aiutarci a cogliere la presenza del fiume attraverso uno sguardo nuovo, acuito dalla sensibilità propria degli artisti. Il tracciato della lettura del suo racconto è quindi dichiarato, ma l’intervento multicolore e multiforme dell’Artista risulta essere il carattere peculiare di questa sua esibizione. Infatti, le opere esposte non solamente condividono una connessione tematica, bensì è riconoscibile anche una certa continuità, tutta maturamente consapevole, nell’analisi dell’oggetto. Questo viene mormorato da un accennato figurativismo, che a sua volta concede una libera interpretazione personale da parte dello spettatore. L’insieme in mostra suggerisce un equilibrio tra questo riflesso immaginativo e la produzione stessa dell’opera caratterizzata da un approccio analitico astratto e impressionista, accostando dunque un colorismo violento, rispettoso della forza cromatica dello spettacolo del reale naturale. L’ esplosione cromatica rallenta e si attenua solo per introdurre una dimensione materica che sottrae lo spazio allo sguardo dello spettatore,ammantandolo del terroso che contraddistingue lo scenario. Il fango creatore, la madre terra che si riempie dell’acqua come fonte di vita sono gli elementi introdotti, bagnati e fissati direttamente nei pigmenti. E a noi, come acqua condensata di fronte al manifestarsi della natura, di fronte alle pennellate animosamente delicate che restituiscono l’immagine di una natura magica non resta che restare a guardare e provare a rimembrare sensazioni anche nostre. La serie dei polimaterici non resiste al coinvolgimento individuale dell’osservatore che sebbene si trovi talvolta di fronte ad improvvisi paesaggi monocromi, non può non soffermarsi di fronte al manifestarsi della natura, di fronte ad una tela che gli chiede di essere compresa nella sua poesia sentimentale. L’incanto che avvolge il visitatore dei viali alberati del fiume mormora, dunque, i suoni delle stagioni e delle ore del giorno che fluiscono nel tempo illusionisticamente rallentato dal fagocitante Po, e colui che conosce anche solo in parte i meandri boschivi non può negarne una restituzione sensoria effettiva da parte dell’Artista. Nel complesso non c’è alcun artefatto rimando a logiche aristoteliche di Arte che imita Natura e viceversa, l’Artista decide consapevolmente di ritrarre il volto del Po tentando di definire ciò che spesso risulta invisibile al fruitore della natura distratto, e lo rende visibile illustrando le forze che esercitano la loro presenza. La Magia del Grande Fiume diviene così non un simulacro, bensì una rappresentazione sincera e personale delle opportune consapevolezze assunte nel tempo da un occhio al servizio dell’atto creativo. I dipinti sono paesaggi senza orizzonte, in cui i colori reali si muovono e la magia è riconoscibile solo all’assecondare la richiesta dell’Artista, nel prendere coscienza del valore di questi ambienti, di coglierne la bellezza immanente e smisurata di ogni sfumatura del grande Po, che l’Artista stessa si impegna a sollecitare. Un esplicito invito a cogliere il fascino e la dimensione effettiva che tali scene esercitano sul nostro essere; esortazione che se onorata ci conduce direttamente alla fruizione reale delle opere: ci getta direttamente nella dimensione esperienziale della natura stessa. Finalmente il concetto di “magia” che diviene tangibile, una magia non sciamanica ma a noi immanente, e noi torniamo in linea con la Natura.
Camilla Piccinini

Scopri di più