Francesca Baboni-Stefano Taddei

Il paesaggio che l'autrice respira ogni giorno ha dato il via ad una serie di composizioni dove questo influsso si manifesta in differenziate manifestazioni. Certamente tale dimensione non lascia Grazia Badari insensibile e queste elaborazioni sono qui a dimostrare una sua personale declinazione del tutto, in riferimento anche all'attuale condizione di sofferenza femminile esplicitata dai corpi contorti. Flash e brani di paesaggio padano a lei caro, come quello del Po, si alternano nella serie materica Sul filo del fiume, dove si mischiano assieme cenere e gesso, mentre la spatola crea la forma dell'opera che gioca sui colori ora caldi ora freddi, con geometrie che motiplicano i punti di fuga mentre grandi opere rosse e gialle riscaldano le pareti con corpi di donna che si sfaldano, fiori carnali e lussureggianti e stanze segrete. L'universo di Grazia Badari è impregnato di luminosità anche quando viene raffreddato dai toni dell'azzurro e dei bistri, sia pure con soggetti diversificati, ora marine, paesaggi urbani, scanditi dal ritmo geometrico delle linee che definiscono l'armonia dei segmenti di colore. Non manca un piccolo spazio per un melanconico romanticismo tutto al femminile, con opere dedicate alla luna e accompagnate da testi poetici. La potenza gestuale del segno pare addolcirsi sulla tela grezza, di sacco, dell'opera J'aime la nuite sul quale appaiono forme leggere, quasi cucite sopra ad una tenda fluttuante nel vento, che diventano segni calligrafici di rimando mironiano ne La luna e le stelle fino ad arrivare alla metamorfosi dell'astro lunare in donna che scende sulla terra ne La tristesse de la lune, in cui si intravvedono appena i versi in francese della poesia erotica di Charles Baudelaire e si respira un'atmosfera decadente ma nello stesso tempo intrigante, sempre unita a quella delicatezza interiore che caratterizza l'emotività dell'artista.