MARTA LOCK

Gretel Siri, il dualismo come approccio alla vita e mezzo per esplorare il

mondo interiore

L’indagine su tutto ciò che è esterno all’individuo per essere filtrato attraverso un punto di vista

completamente personale è una delle caratteristiche principali dell’artista in generale e dei

contemporanei in particolare, perché il contesto attuale avvolge l’essere umano di dubbi, incertezze

e destabilizzazioni. È proprio su questa base che si fonda la produzione della protagonista di oggi

che usa l’arte visiva per narrare la propria visione sulla realtà dentro cui l’uomo moderno si muove,

in costante bilico tra due opzioni.

Le basi per un modo di fare arte più esistenziale, più legato alla filosofia e alla psicologia intese

come esplorazioni dell’individuo e il suo sentire a volte persino inconsapevole e inconscio fino al

momento in cui l’oggetto non corrisponde a una sensazione percepita, furono gettate già a fine

Ottocento con il Simbolismo, una rivoluzione estetica ed etica che si propose di generare un nuovo

modo di fare arte, dando cioè alle cose normalmente osservate un significato funzionale

all’espressione dell’emozione del soggetto di cui l’artista si fa interprete. Le opere di due tra i

maggiori rappresentanti di questo movimento, Gustav Moreau e Odilon Redon, seppur

completamente differenti dal punto di vista stilistico, mostravano una tendenza a voler indagare sul

sentire e sul pensiero dell’uomo della loro epoca attraverso simboli figurativi a volte persino troppo

enigmatici per essere compresi da un pubblico meno colto e aristocratico. Eppure da quel momento

in avanti il modo di manifestare l’impulso creativo da parte di molti artisti si è completamente

modificato fino a estremizzare la necessità di permeare le opere di sensazioni ed emozioni anche a

discapito dell’oggettività della realtà, come di fatto Redon stesso anticipò. Il contrasto di questo

tipo di concezione sull’arte rispetto ad altri movimenti pittorici che seguirono nei primi anni del

Novecento, come l’Art Decò in cui invece l’attenzione era concentrata su un’estetica che doveva

bastare a se stessa per narrare un periodo a cavallo tra i due conflitti mondiali in cui si doveva

recuperare il piacere di vivere e festeggiare il ritorno alla normalità nella vita quotidiana, fu molto

evidente e sembrò tracciare un confine netto tra i due stili. Gretel Siri, artista ligure innamorata

dell’arte fin da bambina ma incapace di seguire il suo sogno prima di qualche anno fa, attinge a

entrambi i movimenti, il Simbolismo e l’Art Decò, per generare un approccio pittorico personale in

cui la forma esteriore e quasi rigorosa del secondo si affianca a una necessità di andare a indagare

sulla psicologia dell’uomo contemporaneo,


sulle filosofie orientali ma anche su quelle estremamente occidentali che pongono l’individuo al

centro della sua esistenza, secondo quell’ottica quantica della vita che rende tutto possibile sulla

base di ciò che si sceglie e sulla capacità di credere che un solo passo verso una direzione possa

aprire scenari completamente differenti da quelli presunti. Nell’opera Life choices (Scelte della vita)


è molto chiaro il senso che l’artista desidera dare all’albero, quasi come se la tela fosse divisa in

due, una sorta di sliding door, una porta scorrevole che mostra all’osservatore cos’è accaduto e cosa

potrebbe accadere o, al contrario, cosa si è ottenuto e a cosa si è rinunciato optando per un

determinato percorso. Da un lato la chioma florida e vivace simbolo di gioia e serenità, dall’altro

rami secchi e aridi che rischiano di trasformare l’esistenza in un cammino faticoso e pieno di

insoddisfazione. Anche nella tela Into the Universe (Nell’Universo),


malgrado la tecnica decisamente legata alla precisione quasi patinata delle linee dell’Art Decò,

Gretel Siri esprime l’esigenza dell’uomo contemporaneo di comprendere se stesso ponendosi in

una realtà più ampia di quella in cui vive, di confrontarsi con l’immensità di un universo grazie al

quale poter conoscere meglio se stesso e l’importanza di quel fugace quanto intenso passaggio che

compie e che si chiama vita.


È solo relazionandoci con tutto ciò che ruota intorno, sembra suggerire la Siri, anche se

apparentemente molto lontano, che possiamo approfondire la conoscenza di noi stessi, è solo

mettendoci in discussione che riusciamo a comprendere quanto tutto in fondo sia soggettivo e

differente sulla base delle sfaccettature di ogni singolo individuo.


E ancora il dualismo, la convivenza con due anime opposte eppure contigue, è protagonista

dell’opera Io e me, immagine in copertina articolo, in cui l’artista narra un’ambivalenza interiore di

cui ricerca il costante equilibrio, un modo di coniugare e lasciar convivere l’ordine e il caos, il

determinato e l’indeterminato, il rigore e l’improvvisazione che contraddistinguono l’eterno

dilemma dell’uomo di ogni tempo. Nell’analisi di Gretel Siri sembra emergere sottovoce il

suggerimento che non è necessario scegliere se lasciar prevalere, e basare la propria vita, sull’uno

piuttosto che sull’altro perché in fondo i due estremi, le due anime apparentemente opposte possono

convivere rendendoci individui più ricchi, più sfaccettati, più instabili ma in fondo più veri. Anche

quando sceglie di immortalare un paesaggio Gretel Siri evidenzia la contrapposizione tra la terra e

il cielo, contrasto che prevale rispetto all’esigenza descrittiva stessa, sottolineando ancora una volta

quanto tutto sia in bilico sopra il confine sottile del positivo e negativo, del prima e del dopo, di

un’opzione o di un’altra; ecco dunque che l’opera Relax,


dipinto in cui è particolarmente evidente la tecnica del dritto e rovescio che contraddistingue la

produzione della Siri, si trasforma in ulteriore manifestazione della filosofia dell’artista per la quale

l’ambivalenza e il dualismo sono l’essenza stessa della vita. Il percorso artistico di Gretel Siri è

appena iniziato eppure svela già la sua naturale inclinazione ad andare a scavare nell’animo

dell’uomo contemporaneo, nelle sue incertezze, nelle sue debolezze ma anche nelle infinite

possibilità che l’epoca attuale concede a chiunque abbia la capacità, e la forza, di intravederle tra le

pieghe di una realtà che poco lascia alla riflessione. È stata tra gli artisti selezionati di Umbria Art

2019 e ha già partecipato a molte mostre collettive sul territorio nazionale.

Marta Lock

Opere prese in esame

1 Conoscenza. Consciousness

 2 Life choises 

3 Into the Universe

4 La cura

5 Bitree (Bialbero)

6 Relax 

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