Carla Borrini

La pittura di Iaures Oleari rimane fedelmente legata all'espressione di una realtà eminentemente rurale, pre-industriale, che viene emotivamente fissata sulla tela proprio nel momento, diremmo, in cui sta per scomparire.

Rustici chiazzati di verderame, sottili nebbioline, oppure, sotto un cielo bianco d'afa e luminosissimo, il verde di un campo di grano fra cui urlano, rossi, i papaveri: un paesaggio estremamente familiare agli emiliani ma nell'interpretazione di Oleari, nei suoi colori pacati ma intensi, nei suoi accordi inusuali ma non clamorosi, può acquistare un valore universalmente apprezzabile e godibile.

Si tratta quindi di una pittura soprattutto paesaggistica nella quale l'uomo, che non compare, è tuttavia presenza sottintesa in un ambiente, come quello emiliano - o più latamente italiano - plasmato e pressocché  tutto "umanizzato" da un insediamento secolare che lo ha reso quale l'uomo- contadino l'ha voluto.

Filari educati, le tessere mosaicate dei coltivi sulle colline, i casolari, le strade bianche di luce, sono elementi insostituibili e caratterizzanti della nostra natura e a tutti Oleari non manca di trasmettere la giusta significazione.