Alessandro Centinaro

Un discorso critico sull’opera di Stella sarebbe incompatibile con la pratica di un’esegesi di tipo analitico e “tassonomico”. Una produzione estremamente ricca ed articolata che presenta un po’ il fascino conturbante di un rito esoterico, ed anzi per così dire un’autentica astrazione esoterica le cui formule cromatiche, nel mentre quasi si compiacciono di magiche e simboliche allusioni, restano tuttavia saldamente ancorate ad un’attualissima e sostanziale dialettica di vita e di pensiero. Ci troviamo dinanzi ad un sentire pittorico pregno d’una carica intuitiva potente ed arcana che, richiamando alla nostra memoria suggestive reminiscenze vichiane, recupera per noi il respiro istintuale e potentemente mitico d’una umanità primordiale e leggendaria: una magica dimensione umana ancora vergine e sensitiva verso la quale costantemente e consapevolmente l’artista indirizza la propria ricerca quasi aprire, nel cuore di un’umanità contemporanea fattasi adulta sui propri artifici e sulle proprie orgogliose ma anguste certezze positive, un varco metemperico. Ed è qui che Stella, per il tramite delle sue arcane divinazioni informali, vagheggia un presentimento quasi religioso: l’intimo e pressochè clandestino presentimento dell’approdo ad una esperienza liberatoria.

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