Rosario Assunto

Per quello che conosco della Sua produzione, mi pare che il Suo intendimento più maturo, a tutt’oggi, sia quello di realizzare nei suoi dipinti una letizia interiormente vissuta come piacere per i colori vivaci e luminosi, per i loro esplosivi accostamenti – non senza un desiderio di pacificare la violenza di codesti accostamenti, accordando i colori entro forme tendenti ad una organizzazione liberamente fantastica: forme come nei caleidoscopi con cui una volta si giocava agitando i vetrini colorati in fondo ad un tubo di cannocchiale, per goderne poi le impreviste combinazioni appoggiando l’occhio alla lente e guardando in controluce. Un cammino, direi, che alla legge, all’ordine, al calcolato equilibrio, vuole arrivare partendo dal caso, dalla improvvisazione, dai gesti come l’istinto li suggerisce. Se un senso, dunque, può avere la qualifica “naif astratto” che Lei mi dice Le è stata attribuita, mi pare sia solo questo: che “naif” Lei si può considerare in quanto arrivato alla pittura per personale diletto, e credo senza un regolare corso di studi: ed “astratto” nel senso che la sua passione assume come modelli quelli dell’astrattismo, dirò così, classico ma rivivendone le forme con un sentimento quasi esclusivamente ludico, giocando con esse, per ricavarne combinazioni imprevedibili, renitenti ad ogni operazione matematica. E se chi la definisce “naif” intende riferirsi non solo alla aprofessionalità della sua formazione, ma anche a quanto può esservi nelle sue intenzioni di festevolmente giocoso, può, la definizione essere accettata: sia pure con la stessa cautela con la quale possiamo accettare la definizione di “astratto”, in quanto si riferisca ad un suo desiderio di liberamente inventare le forme senza mimarle dalla realtà.