Francesco Boriani,

sociologo collaboratore alla didattica della cattedra di storia della sociologia II nell’Università “La Sapienza ” di Roma

Il bisogno di comunicare, di partecipare, e soprattutto di esprimersi non si manifesta in ognuno di noi con la stessa intensità e né, fa vibrare gli impulsi vitali allo stesso modo. Esso è differenziato a seconda della sensibilità d’animo individuale e del relativo bagaglio di valori che ognuno di noi si forma alla scuola della vita collettiva. E la sensibilità di Ignazio Colagrossi, la sincerità e spontaneità, l’amarezza per quei valori “umano-sociali” che non esistono più, fanno di lui, un “animo antico”, la cui sensibilità ed acutezza riflessiva, sembrano rivendicare esplicitamente un vero e proprio recupero di antichi valori umani,( si pensi a quelli di fine ottocento). Di un recupero che può avvenire in noi però facendoci guidare più dalla forza del sentimento, dell’amore e dalle emozioni fugaci, che dalla ragione calcolatrice. “A ognuno er suo” suona come un monito con il quale Ignazio attribuisce a ognuno di noi una parte della responsabilità di cui alla dissoluzione dei valori umano-sociali. Ma l’inquietudine e l’amarezza si fondono in fine con la “Speranza di Vita” ed il desiderio de “l’Amore ritrovato” come impegno dell’esistere. Di un impegno che, proprio in quanto tale, si ripropone di contrastare “l’Instabilità” dell’esistenza umana la quale, da “foglia…. strapazzata dal vento!…” a “fuscello… in mare in tempesta!… ed ancora “in roccia… dell’umanità!…” non può e non deve risolversi in “polvere …di società!…”