Giorgio Falossi,

critico e storico d’arte (scrittura presente sul volume PITTORI E SCULTORI Proposta all'Accademia Reale Svedese delle Scienze per l'assegnazione del Premio Nobel agli Artisti. Edizioni IL QUADRATO 

Se per fare arte è fondamentale saper trasmettere le proprie emozioni, Ignazio Colagrossi mostra nelle sculture il pieno di questa capacità. Intanto tutto è leggibile e vi si sente l’attimo colto ad una elevazione della materia verso il pensiero, verso l’idea, con il successivo passaggio verso la creazione su di una tematica che è rivolta ad una umanità basata su pace e fratellanza, amore e tolleranza. La scelta è una scelta culturale sull’onda di un vivere quotidiano a contatto con la realtà pensata, con adesione ai classici del passato e scoprendo nuove aperture per configurare attuali atteggiamenti dotandoli di un alto grado di spiritualità. Una spiritualità che si ritrova lungo tutta la carriera artistica di Ignazio Colagrossi congiunta all’uomo sempre inteso come fratello. La personalità dell’artista è una realtà che si placa solo con un richiamo a risonanze interiori. E dopo la spiritualità ecco che nasce la religiosità, come aggancio interiore a significati trascendentali ed esistenziali, ci riferiamo al “Volto di Cristo” recuperato con la sua grandezza nelle sue molte pieghe, ondulazioni, rughe, come a nascondere il mistero, l’indefinito, una delle tante realtà con cui imbattersi. Si può pensare ad un simbolo, ma rimane un’arte con radici storiche e culturali volte all’interpretazione di un’epoca contemporanea. La scultura di Ignazio Colagrossi diviene così un punto di riferimento, una conclusione di bellezza e di morale