Vittorio Sgarbi

L'ELOGIO DI VITTORIO SGARBI AD

IRVNA OMELIN

lryna Omelin ha trovato il porto sicuro in cui fare approdare il meglio del suo talento artistico. Dipinge su tele che si trasformano in tutto ciò che vuole fare vedere al suo pubblico dall'interno della sua anima, che sicuramente si potrebbe fare precedere dal Neo, sia per l'onestà e il coraggio con cui, fin dalle sue prime apparizioni, è ancora in grado di rilevarsi. Non ci troviamo , cioè, davanti ad una di quei fenomeni preconfezionati e surgelati che ogni tanto si verificano nella storia dell'arte, momenti di rivisitazione accademica con cui si è soliti mascherare l'aridità dell'ispirazione e l'incapacità di cogliere la mutata sensibilità dei tempi. Momenti in cui si cerca di soddisfare la critica più intellettualistica e letteraria, ossessionati dalla voglia di apparire colti a tutti i costi, di esibire citazioni e conoscenze, come da sole fossero in grado di giustificare la necessità di un'oper a. Al contrario, credo che il massimo pregio di lryna Omelin sia quello di riuscire a recuperare certe esperienze abbondantemente consolidate, s'immedesima spiritualmente in specie di Candide che esplora un nuovo mondo espressivo confidando in una visione ottimistica dell'arte, come se ci fosse ancora tutto da scoprire . E' questa freschezza d'animo che fa conseguire alle sue nature morte di una condizione speciale, allo stesso modo dentro e fuori dalla propria epoca: dentro perché assolutamente attuale nell'esprimersi come linguaggio moderno, da donna del 2000 che non persegue affatto il distacco dorato dal nuovo secolo; fuori perché lryna Omelin sembra dipingere come se fosse una perfetta contemporanea, dunque di un informale che conosce il suo momento più significativo. La costellazione di un firmamento in continua espansione . Il diritto di esistere per un artista, significa la possibilità di uscire dall'anonimato solitario del suo st udio. Per riuscirci non basta una semplice mostra, serve anche qualcuno di autorevole che abbia la voglia di scoprirne le potenzialità e prendendolo sotto la sua ala protettrice, capace di saper descrivere al pubblico l'essenza del messaggio di ogni singolo art ista . La recente produzione di lryna Omelin, dipinti fatti su semplici tele e che nulla concedono alla figurazione o alla narrazione, rappresentano la semplicità di lryna Omelin in un tratto di colori espressi nella maniera più se mplice. lryna Omelin riesce a farci credere che sia giunta spontaneamente a questa nuova scoperta, a nuovi arricchimenti di un percorso fortemente individuale nel quale una parte importante della storia dell'arte contemporanea risulta essere componente del tutto interiorizzata, non un fattore di provenienza esterna che fosse in grado di modificare ciò che l'artista si porta già dentro. Ecco perché non avrebbe senso rimproverare lryna Omelin per il fatto che qualcuno aveva già inventato la riproduzione di nature morte prima di lei; lryna Omelin non rievoca, non rivisita, vive in prima persona la ricerca di un Eldorado artistico che ancora deve essere incontrato, ma della cui esistenza è assolutamente sic ur a. Prima e dopo questa ricerca non c'è nulla, c'è solo un eterno presente che vale come un a priori, azzerando tutto ciò che è estraneo alla manifestazione diretta dell'arte. Tutto sta nell'opera, niente al di fuori dei sui confini, come un universo compiuto e autosufficiente, sempre uguale e diverso. Basta awicinarsi ad essa con una disposizione d'animo analoga a quella cui è stata realizzata, lasciare scorrere il flusso sinestetico che emana e farsi coinvolgere emotivamente dal suo magma in ebollizione, da suoi accesi contrasti cromatici, dalle impronte, da segni e tracce variati all' in fi nito, per capire tutto quello che c'è da capire. Senza un prima e senza un dopo.


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