Paolo Tieto (filosofo, saggista, critico d'arte)

C'è qualcosa di magico nei quadri di Roberta Piovan, perchè se ne rimane affascinati a prima vista, senza una ragione illativa, razionale. Sono infatti immagini eseguite (ancor quando coniugate su schemi geometrizzanti) non tenendo rigorosamente conto dei segni, bensì badando all'effetto cromatico, all'indiscussa eloquenza del colore. Colori, giusto per questo di tradizione veneta, vale a dire solari, squillanti, e non solo nelle tinte accese, per fatto naturale, quali il rosso, il verde e l'azzurro, ma in quelle stesse del giallo e del rosa, particolarmente presenti nelle composizioni dell'artista. La quale, incurante talora di rigide norme e di accademismi, corrisponde all'intima esigenza di dare aspetto alla personale, innata aspirazione identificandosi proprio nella suggestione, nella malia della colorazione. sono lavori, tante volte, contenuti per dimensioni, carichi nondimeno di fascino, di poesia, sopratutto (e lo si percepisce chiaramente) quando la pittrice vi ha atteso con mente serena, con animo disteso, senza eccessiva ambizione, senza troppi ripensamenti. E' questa forse, almeno oggi la peculiarità della Piovan; ed è fatto positivo, perchè l'immediatezza coincide con la spontaneità, con la sincerità e quindi con l'immagine più vera dell'io intimo. Ed è in questo che si ritrova la vera arte.
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