José Van Roy Dalì

Nel sensibile percorso pittorico di Katia Longoni ove, sorprendendo non poco lo spettatore, affiorano gatti, tigri, volti e corpi femminili, plasmati talvolta di un suggestivo surrealismo dinamico che induce alla ponderazione, non sfugge, nemmeno all'osservatore più distratto, il rapporto quasi esasperato dell'artista con i precisi canoni della bellezza estetica che sovente si fondono con l'emozione pura come per casuale magia.

Dal percorso mnemonico dell'Artista, riportato con cura ricercata su tela, emerge, quasi con prepotenza, quella affannosa ricerca, soprattutto emozionale, da conferire alla sue opere quasi in un’ ideale competizione comparativa con la natura.

Ed è così che ogni tratto grafico, ogni tocco di colore si amalgamano virtualmente con brani musicali classici, piuttosto affini alla colonna sonora variabile a comando di un fantastico film, autonomamente in grado di comporsi e ricomporsi ad ogni nuova osservazione dell'opera che si presta a diverse chiavi di lettura.

Non a caso, la prima volta che ho avuto modo di osservare dal vivo alcune opere di Katia Longoni, in bella mostra presso la Gran Canaria Art Gallery in Las Palmas, mi sono sentito trasportare tra le note di Rapsodia in blu di Gershwin. Mi riferisco in particolare a "Il viaggio è nella testa", un olio su due tele assemblate su piani diversi, in un certo senso facente parte di una "collezione autobiografica" dell'Artista e del suo percorso vitale, paradossalmente affine a una moltitudine di altri individui e volto alla ricerca dei propri limiti artistici e non, e nel contempo alla quotidiana sfida di ogni plausibile regola nel tentativo di superarli attraverso la potenza della passione e soprattutto dell'amore...in cui volontà, forza d'animo e desiderio di un rigoroso equilibrio riescono a prevalere su tutto attraverso la forza della semplicità.