Peppe Barbera

Tyche Factory Laura Pennesi

Quando Laura Pennesi ti racconta la sua arte e le sue opere, i suoi occhi sembrano promettere che ti porteranno ovunque. Ed è vero. Laura è pittrice, realizzatrice di allestimenti scenografici e anche, ideatrice e realizzatrice di recente, dell’installazione di un bosco permamente di gnomi per il Comune di Sefro, nel Maceratese. Ma Laura è molto altro ancora perché sa apostrofare la vita nell’illusione di tempi pittorici, in linee di colori che mettono in ginocchio le fatiche dell’esistere. Laura manda in scena i suoi sentimenti replicando il suo sorriso amorevole come i monologhi di Cupido. Non ci sono sbadigli nei suoi tratti di luce sulla tela, ma una medicina, una convinzione adulta su come ogni cosa sia illuminata. E così, questa artista, nel fermento delle sue idee, nel risveglio di sensazioni magiche, nel fatato mercato delle sue fantasie, fa entrare, nelle proprie opere, irrudicibili bellezze. Laura Pennesi è una commediante di speranze, un arcobaleno scivoloso che ti conduce dentro l’incanto esagerato del vivere. Il suo sorriso è un posto bellissimo dove approdare; lì si confondono il reale e l’indulgenza, il destino e la storia, l’amore sempre mobile, nuvole fatte di zucchero filato che curano ferite larghe centimetri di sogni interrotti.

I dipinti di Laura sono sempre in bilico fra stazioni di gioia, dolori leniti, influenze setose, trasalimenti d’estasi, il raddolcire di primavere stese sul mondo, pagine del permutare della natura. Sono leccornìe ed impronte di coralli i suoi quadri. Sono la risposta che sigilla gli imbrogli di questi nostri respiri ad una giostra di strabiliante lucore. Laura c’insegna come si può resistere al buio e agli sgambetti della quotidianità, sobbalzando per un fiore che, abbarbicato a se stesso, sbuca da una crepa del cemento per rubare un raggio di sole. C’insegna che bisogna sempre andare avanti, andare oltre, cogliere il positivo perché la vita spunta ovunque e tutto ciò è meraviglioso e insostenibile. Perché il gesto estremo nel restare al mondo sta nel continuare a danzare, nel cercare quelle gentilezze che osano, quelle timidezze rovesciate che ci puniscono di buono. E l’arte aiuta a conservare materassi di tulipani vincendo inquietudini e ansie a schiacciarci il petto, fidandoci delle abili pretese delle stagioni, salvandoci in lietezze e movimentati racconti di coralli. Basta prendere i giorni come inattesi doni e rassicurarci sulle nostre paure; ci saranno sempre, e noi saremo sempre noi.

Laura Pennesi è un’artista che ha mantenuto intatta la curiosità, che ignora la noia delle cose effimere e trova venustà, non solo in una sfilata di cigni, che sarebbe troppo facile, ma anche in scaglie di ricordi, in sguardi che si rappiccoliscono come stelle cadenti in tuffo. E’ tutto ciò il segreto del talento di Laura, la quale, di queste consapevolezze, fa fuggire dalle sue mani tutto il suo coraggio d’artista e crea dipinti che paiono di felliniana pienezza. Che sono impastati di tutto il poetare dei poeti, di una miscellanea di smeraldi e salsedine, di gaiezze nimbate, di carezze per vincere le rassegnazioni, dell’indugiare insistente di una rondinina gli attimi precedenti al primo volo.

Nei lavori di questa artista ovviamente c’è tutto di lei: la sua, ancora, principiante allegria, la spontaneità che non si tradisce nella ribalta, la voce del mondo nei brividi della terra, il mestiere della verità, l’ambizione di un bacio, clownerie, ritagli di comprensioni, il volteggiare malandrino del vento, uno spargimento di sgomenti, il suo comignolo di appartenenze. L’arte di Laura ci costringe a guardare le nostre seriose rovine e le insoddisfazioni e ci indica la strada per un abbandono sublime. Ci urla la sua soluzione: impazzire di colori. Sì, la cosa più importante è impazzire di colori, perché vivere è assai di più che soltanto il rimedio temporaneo alla morte.

Peppe Barbera


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