Stefano Crespi

Nella sua pittura Pecoraro, attraverso le nozioni del tempo e del colore, ci parla di un luogo esonerato da ogni luogo: un luogo in una regione dell’interiorità senza confini, in una percezione più vasta e misteriosa dove non c’è una spazialità empirica, né gravitazione. Da qui il senso del tempo, delle forme che appaiono, scompaiono, si dissolvono in un continuo fluire lieve, sensuoso e sfuggente. Nella pittura di Leonardo Pecoraro immagini e visioni si rigenerano libere da relazioni empiriche, da evidenze sensoriali, in una sintassi creativa fatta di echi, di riflessi, a volte di un viaggio attorno a un’epifania o a una lontananza: i bianchi, i blu, i gialli, i rossi, i viola diventano un vento ed evento, il vuoto e un chiarore, presenze e dissolvenza. La pittura, la libera spazialità, il colore diventano la voce, l’immaginario, la vibrazione che si risolvono in quel primordio (oscuro e luminoso) che si situa prima e dopo il linguaggio.

                                                                                                                                                                                                           Stefano Crespi