Rosa Vitale
Il paesaggio, nella produzione di Lorenzo Oliva, tende ad essere il punto di incontro tra il nostro mondo interiore e quello esteriore con un senso di perdita e di malinconia. È presente una coincidenza con l’ambiente di appartenenza che è anche fonte di smarrimento e di paura per un universo spesso ostile alla nostra specie la quale dispone della consapevolezza ed è in grado di accorgersi della precarietà dell’essere umano: limitato, finito e imperfetto. Anche il mito lascia emergere un sentimento nostalgico della natura e dei luoghi sempre più desolati per via della nostra specie pervasiva, ambigua e dai mille volti. Da qui, la ricerca di luoghi, scenari anche estremi e disabitati o di altre galassie dove vivere condizioni di sogno e silenzio. La continua ricerca mira al nostro “io” che non coincide con una entità razionale e compatta ma è piuttosto una sinergia di istanze confluenti. Poiché dipendiamo dalla nostra storia, cambiare è molto impegnativo, tuttavia possibile! Dalla fragilità e dall’incompletezza, possono scaturire forza generativa e invenzione di un inedito rappresentato con il pennello. La dicotomia dell’uomo, sospeso tra un mondo trascorso di cui ha nostalgia e proteso verso un mondo in cui sogna di potere appartenere può ampliare l’area della propria coscienza del mondo reale. La ricchezza della rappresentazione della propria geografia affettiva e dei propri paesaggi interiori, per questo privi di figure umane e muti, è frutto di un teatro delle differenze che solo la molteplicità di spazi di vita può alimentare.