MICHELE D'ALESIO

Loretta Loiacono ha trovato la sua strada e la persegue con passione. La cosa in se non è necessariamente un pregio: occorre infatti che la strada sia giusta, affinché essa conduca ad un risultato apprezzabile (altrimenti si trasforma in caparbia e vana ostinazione). 

la strada di questa brava pastellista è appunto quella giusta, tra l'altro resa impervia dalla difficoltà, direi quasi dall'ingratitudine, del mezzo tecnico adottato.

Il pastello non perdona; è meno insidioso dell'acquerello ma richiede sempre un atteggiamento per così dire "vocazionale".

Gradevoli i soggetti dei quadri dominati dalla forma della "foglia". Anche gli alberi sono foglie avendo di queste i lineamenti, la morbidezza, la flessuosità: anche la caducità. I pochi edifici rappresentati hanno una semplicità estrema, conservando un anonimato generico che sembra avere l'intenzionale funzione di lasciare intatta la prevalenza, anzi il predominio, della natura.

Uno solo dei quadri esposti evidenzia timidamente un simulacro di presenza umana, ma l'accenno è, anche in questo caso, timido e circospetto per non violare il paesaggio circostante e il suo "dominio".

Nonostante la quasi totale mancanza di figure la pittura di Loretta Loiacono non esprime il culto della solitudine perché la presenza umana è intuita anche se non raffigurata ma è pur sempre una presenza vista come tenue e lieve aspirazione, come desiderio, come verità sognata.

Mi piacerebbe vivere, almeno per un attimo, in uno di quei paesaggi.

Peccato che non esistano nella realtà!

                                                                

                                                                                                                                                                                            Michele D'Alesio