Domenico Raio
Luciano Romualdo, stile e ricerca di un artista poliedrico
Pittura, mosaico, vetrata, vetrofusione, smaltografia, ceramica raku, in quattro decenni di attività la creatività di Luciano Romualdo si è espressa nei più diversi settori dell’arte, ma sempre all’insegna di quello stesso entusiasmo che ha animato il suo lungo e articolato percorso, dalle origini pittoriche figurative alle più recenti sperimentazioni cromoformali che hanno dato vita a una serie di opere in murano di assoluto pregio stilistico.
L’artista partenopeo, dopo aver frequentato il Corso Libero del Nudo 1971-72 all’Accademia di Belle Arti di Napoli con il Prof. Carmine Di Ruggiero, esordisce nel mondo della pittura nella seconda metà degli anni settanta partecipando per lo più a mostre estemporanee, come di consuetudine in quel periodo per i giovani artisti emergenti. Romualdo ritrae dal vero paesaggi e vedute urbane, un’esperienza che si rivelerà di grande importanza nel prosieguo della sua poliedrica attività, specie nella sapiente armonizzazione dei colori che caratterizzerà la sua futura produzione, a cominciare dalla vetrata artistica, un campo cui giungerà, in maniera del tutto inattesa, circa un decennio più tardi, ma forte di un’opportuna preparazione da autodidatta, e che costituirà la fase centrale del suo avvincente itinerario. Sarà un periodo d’intenso lavoro con prestigiose commissioni di vetrate istoriate, ma in alcune delle opere di Luciano Romualdo appaiono anche paesaggi e scene di ambienti di lavoro che offrono un’interpretazione più innovativa di questa nobile arte, sperimentando persino gli effetti fotodinamici ed espressivi della materia impiegata, nelle varianti tonali prodotte dai diversi gradi d’intensità della luce che l’attraversa, mentre già si ravvisano i prodromi di quelli che saranno gli ulteriori sviluppi della sua ricerca artistica e che, dopo essersi estesa anche alla lavorazione della ceramica raku, sfoceranno, alcuni anni più tardi, nella tecnica della vetrofusione.
Nel maggio del 1988 Romualdo segue il seminario sulle tecniche della fusione del vetro presso la “Creative Glass” di Zurigo. Il 1991 è l’anno di un Soggiorno di studio e di pratica artigianale ed artistica presso lo Studio Pandora di Sorano (GR). Nell’agosto del 1993 si accosta all’arte musiva frequentando il Centro Internazionale di Studio del Mosaico a Ravenna, per poi dedicarsi anche al mosaico minuto romano con il maestro Carlo Meloni di Roma.
I tempi sono ormai maturi per intraprendere una nuova esperienza che l’artista affronta con passione e rigore formativo avvalendosi di testi tecnici, anche piuttosto rari, che gli consentiranno di acquisire tutta la competenza necessaria a realizzare quelle opere che presto segneranno il suo stile più rappresentativo e che gli varranno unanimi riconoscimenti e collaborazioni con artisti italiani di primissimo spessore.
Nella vetrofusione, Luciano Romualdo ritrova quell’equilibrio tra tecnica e creatività più congeniale alla sua concezione dell’arte in cui progetto e materia interagiscono costantemente per scoprire sempre nuove e imprevedibili soluzioni. Se l’opera prende vita da un’immagine mentale, quell’immagine stessa è la proiezione di un complesso procedimento che non può prescindere da precise conoscenze del materiale utilizzato, persino sotto il profilo chimico, e dall’impiego di apposite strumentazioni e di opportuni supporti che concorrono a realizzare l’idea dell’autore. In tale ottica, il laboratorio di un valente artista del vetro come Romualdo custodisce anche la storia della sua personale ricerca, in qualche misura ne anticipa gli sviluppi futuri ispirando ulteriori lavori nell’individuazione degli elementi grezzi che si trasformeranno in nuovi assemblaggi, ma riconducibili alla medesima dimensione concettuale che caratterizza la sua preziosa collezione artistica e che individueremmo nell’idea di fusione stessa, nell’interpretazione estensiva del termine, e forse preesistente alla stessa applicazione in oggetto.
A una più attenta osservazione delle opere dell’ultimo periodo di Luciano Romualdo, quelle che certamente rappresentano la summa della sua raffinata ricerca stilistica, si nota, infatti, che la fusione fisica necessaria a plasmare la materia impiegata secondo l’iniziale disegno dell’autore, prelude ogni volta a successive fusioni di forme, di colori, dei materiali e delle tecniche utilizzate, dando vita a delle originali creazioni capaci di combinare, in perfetta armonia, sagome in vetrofusione e tessere di mosaico. Sono lavori caratterizzati da intrinseco dinamismo che prende vita da un nucleo centrale dominante l’intera composizione e si proietta verso lo spazio esterno in una digradazione di forme e un’alternanza di toni, ora crescenti, ora decrescenti, che accentuano quel movimento centrifugo il quale, ad un più elevato livello concettuale, sembra coniugare l’elemento tangibile minimale all’astratta immensità universale.
Prof. Domenico Raio