VITTORIO SGARBI
Luisa Conte nutre i suoi quadri di un immaginario fiabesco e gioiosamente infantile, nei quali le immagini di animali domestici e non, di gatti e cani, ma anche di cigni, pesci, tigri, animali selvatici, cavalli e delfini, divengono i protagonisti di un mondo che non ha più bisogno di rappresentare se stesso in termini di tensione o di dramma, ma che si dissolve nel regno di un eterna "domenica dell'immaginario" dove l'idillio è portato volutamente all'estremo e la svenevolezza tradizionalmente riconducibile al femminile è orgogliosamente e ludicamente rivendicata in netto contrasto con la temperie più cupa e drammatica di un sistema dell'arte che tende da sempre ad escluderla e a negarla. Ecco allora che la stessa figura del gatto, assurto a vestale di un immaginario volutamente e dichiaratamente sentimentale e a tratti sdolcinato, diviene in certe composizioni la bizzarra e inaspettata "cornice" di composizioni più astratte o simboliche, quasi una metafora di una quotidianità e di un presente svuotati per una volta dalle tensioni e dalle angosce di cui la comunicazione, la letteratura e l'arte sono solitamente specchi fedeli. Troviamo così cornici di gatti racchiudere altri gatti, ancora gatti circondare paesaggi o scene idilliache e incantate o composizioni astratte, carte da gioco felinizzate diventare esse stesse materia di bizzarra composizione pittorica, e poi gatti sulle finestre, su mongolfiere, sugli arenili, sugli alberi: un mondo a misura di animale (domestico , ma non solo) che racchiude in sé la leggerezza delle illustrazioni infantili, un pò di ironia alla Magritte, un tocco di divertimento e di auto-compiacimento rètro. E ancora fiori, paesaggi, carte da gioco, marine, spartiti musicali, riconducono lo spettatore a sondare il proprio bagaglio immaginifico e biografico con la leggerezza e la levità di un'inaspettata fiaba moderna.