Salvatore Fancello
Lottano due cose, nelle opere di Magdalena, presentate per la prima volta in Italia. Per prima cosa l'istinto, la possessione che guida il gesto della mano, l'abbandono che fa tormentare la tela fino alla soddisfazione della non-forma.
Cerchi concentrici che sono stelle, punti di luce e buchi neri allo stesso tempo, sezioni di tronchi secolari che creano una tela organica in cui affiorano forme, macchie, ferite di colore.
Tutto questo convive con il suo opposto, con l'idea figurativa, il disegno anatomico ragionato e puntuale, tracciato con gusto iperrealista. Nello stesso centimetro di tela coesistono una bocca, un sorriso, una mano che avrebbe potuto dipingere Lucien Freud o Egon Schiele, e le macchie di colore, i graffi di china, il lavoro nevrotico del carboncino.
Sono due le pulsioni di questa arte, e danno vita a insiemi complessi, che non si accontentano dell'informale ne' del decorativo. Ne nascono sogni, un insieme di colori e forme che raccontano storie di donne e di bambini, scene che narrano e che riescono ad essere, allo stesso tempo, tratti di poesia.
Cerchi concentrici che sono stelle, punti di luce e buchi neri allo stesso tempo, sezioni di tronchi secolari che creano una tela organica in cui affiorano forme, macchie, ferite di colore.
Tutto questo convive con il suo opposto, con l'idea figurativa, il disegno anatomico ragionato e puntuale, tracciato con gusto iperrealista. Nello stesso centimetro di tela coesistono una bocca, un sorriso, una mano che avrebbe potuto dipingere Lucien Freud o Egon Schiele, e le macchie di colore, i graffi di china, il lavoro nevrotico del carboncino.
Sono due le pulsioni di questa arte, e danno vita a insiemi complessi, che non si accontentano dell'informale ne' del decorativo. Ne nascono sogni, un insieme di colori e forme che raccontano storie di donne e di bambini, scene che narrano e che riescono ad essere, allo stesso tempo, tratti di poesia.