Federico De Caroli
La pittura di Margherita Fascione è permeata da un alone di reminiscenze impressioniste, che non indugiano però su un facile citazionismo. Piuttosto, rileggono su un piano più introspettivo la visione di una realtà avulsa dai contesti conosciuti, ricreando altrove impressioni e sensazioni vissute lungo la linea della figura umana e del paesaggio.
Fondamentalmente l’evoluzione artistica della Fascione consta di due fasi: quella degli esordi, che abbraccia con approccio verista porzioni agresti e boschive prive di presenze umane; e quella tuttora in vita, che accentra il ruolo del corpo – soprattutto femminile – seguendo un approccio mitologico o comunque ricco di evocazioni letterarie. In mezzo a queste due fasi, a fare da ponte catalizzatore tra l’energia della natura e la linfa vitale dell’individuo in un contesto sempre pregno di sensazioni epiche - nonchè a dare continuità alla ricerca cromatica e dinamica - si collocano i quadri del mare. Quadri che personalmente reputo l’espressione migliore e più densa della creatività di questa artista.
I fragorosi mari in tempesta di Margherita Fascione riempiono lo spazio rappresentativo della tela con vortici cromatici di intenso dinamismo, in una prospettiva febbrile ed emotiva che fissa in tantissime porzioni infinitesimali di tempo l'immagine delle acque stesse. In questo fissarsi, la materia liquida filtrata dalle pennellate e dalla consistenza del colore, diventa arcana, atavica, esprimendo in modo quasi subliminale il nostro rapporto con le vastità e profondità marine, e ponendo un accento onirico su una raffigurazione delle forze naturali che troppo spesso abbiamo visto diventare oleografica e manieristica.
Più che in altri contesti, la Fascione trasforma l'incanto degli spazi acquatici in metafora di uno stato d'animo, con un approccio espressionista che elimina ogni orizzonte e concentra sulle "astrazioni" formali dei cromatismi ondosi tutti i punti di riferimento. L’elemento acquatico era già presente in alcuni dei suoi primi dipinti, dove ruscelli e fiumi si tingevano di luccicanti sfumature crepuscolari in contesti quasi fiabeschi. Acque immobili al nostro sguardo, tuttavia; colte in un attimo di condensazione degli equilibri tra luce e colore, come in una fotografia elaborata con l’immaginazione e densificata degli elementi paesaggistici (alberi, rive erbose) e di un cielo molto spesso venato di inquetudine. Così come immobili, o meglio cristallizzate nell’evento visivo che ruota attorno alla figura umana, appaiono le acque che circondano o danno vita a Nereidi e altre divinità femminili nei dipinti più recenti. Dipinti dove il mare torna presente con la funzione di dare un contesto dimensionale e narrativo al corpo, ma senza irrompere in modo dinamico come nei quadri al mare specificatamente dedicati. Nelle opere dove la figura femminile diviene preponderante, del resto, il dinamismo è tutto affidato alle posture degli arti e dei busti – ancor più che alle espressioni dei volti – e quindi alle divisioni cromatiche, che sembrano frutto di un’iridescenza rifratta dall’incarnato della pelle anche quando si tratta chiaramente di elementi floreali o di stoffe.
Il colore si infrange deciso sui corpi dipinti dalla Fascione come scomposto da un imperscrutabile prisma che fa della tela il suo spazio intimo di proiezione. Il colore si impasta e si amalgama in questa porzione di realtà proiettata sulla materia tangibile, che resterà fissata e immutabile adducendo nell'occhio arcane fascinazioni alchemiche. Il corpo diventa, così, frattura nello spazio e nel tempo; fende l'ambiente e lo plasma come l'onda sonora di un'eco modificando a sua volta i colori e le forme che lo circondano.
Federico De Caroli - 2002