Grimoaldo Di Sotto
Evanescenze del " non finito "
In un precedente mio scritto su Margherita Fascione avevo parlato di contorni sfumati: vorrei ora focalizzare l’attenzione su questo suo particolare modo di far pittura.
Nei tocchi di pennello la ripetizione di uno stesso segno non dà luogo soltanto a variazioni di durata o di intervalli bensì a mutamenti qualitativi e strutturali del segno stesso. Diventa, quindi, una costante iconica che permette di valutare anche la conseguente variazione dinamica.
Tradotto in termini di strutturalismo linguistico significa che il mutare del flusso del discorso determina, di volta in volta, il significato stesso della parola. Quindi, la trama che la pittura visualizza in termine spazio-temporale altro non è che la trama stessa dell’esistenza, nei suoi contenuti affettivi ed emotivi, tradotta nella concretezza del tessuto pittorico. I suoi temi rivelano che, pur scegliendo spesso motivi mitologici, essi non mancano di vivere, a modo loro, le inquietudini del tempo e di sentirne i problemi con l’aprirsi a pascoli visivi meno tattili, ma non per questo meno attraenti. E di questa sua forma espressiva ella accetta anche l’assenza di nitidezza ed il carattere indifferente di quelle regioni dello spazio che si allontanano dal centro di interesse prescelto. Chi si pone davanti alle sue opere quasi dimentica di guardare la scelta ordinativa dello spazio per fissare invece la sua attenzione su dei punti particolari che divengono centri irradiamento di tutta la visione.
Si potrebbe pensare che questo suo modo di proporsi derivi da una sapiente manovra accattivante e invece, a ben guardare la sua pittura, ci si accorge di essere davanti ad uno scontento tra ideazione e manualità in una continua ricerca di quel “quid” capace di appagare se stessa. Dunque, l’insidia di una spietata autocritica resa in una sorta di mania del non finito da cui l’artista, con umile ma orgogliosa fierezza, non intende disarmare.
Grimoaldo Di Sotto - Museo Archeologico Nazionale , Cassino (FR) - Novembre 2008