Lucia Mancini

Notte della Cultura

La serata del 31 agosto ha concluso una serie di manifestazioni a sfondo culturale che hanno caratterizzato l’estate 2013 nella città di Cassino. 

Molti sono stati i luoghi della città preposti alle varie iniziative, numerosi gli artisti che si sono serviti di locali pubblici e di spazi comunali per dare risalto alla propria creatività: teatro, musica, mostre di quadri, cibi di ogni specie propri della cucina locale e recitazioni si sono alternate tra loro in un carosello variopinto, con grande afflusso di pubblico, accorso ancor più numeroso proprio nelle ore notturne.

Di rilievo è stata senz’altro la mostra di arti figurative che si è tenuta presso la Biblioteca Comunale dal titolo “Cassino si mostra”, curata da Roberto Capitanio, a cui hanno partecipato vari artisti cassinati.

Interessanti e particolarmente ammirate sono state le tele di Margherita Fascione, un’artista che opera nel campo del figurativo moderno, ma che ha una formazione classica: è un’insegnante laureata sia in filosofia che in lettere classiche, che ha già esposto i suoi lavori in alcune importanti pinacoteche italiane e collezioni sia pubbliche che private.

La sua arte è stata considerata all’interno dell’ Impressionismo contemporaneo e in quest’ambito infatti sono state collocate le sue tele. Tuttavia, già Grimoaldo Di Sotto, in una recensione del 2008 alla mostra “Evanescenze del non-finito” della Fascione, evidenziava come la sua pittura “dai contorni sfumati” era paragonabile alla fase strutturalista della poesia. “La trama che la pittura visualizza in termini spazio-temporali altro non è che la trama stessa dell’esistenza, nei suoi contenuti affettivi ed emotivi, tradotta nella concretezza del tessuto pittorico”. Da qui la motivazione dell’assenza di nitidezza ed il carattere indifferente che permane nel resto delle sue tele, se solo si sposta l’attenzione dal motivo centrale del dipinto al resto del quadro.

Qui invece la Fascione ha inaugurato un’altra stagione: quella basata sul fil-rouge del “mare in tempesta”. Le sue quattro tele, lungi dall’essere definite semplicemente “strutturaliste” o “impressioniste”, esprimono con tratti decisi di colore la potenza, l’energia, la forza vitale che c’è nel mare tempestoso. Un mare che non genera un senso di” horror”, di umanamente inarrivabile, una sorta di “terror vacui”, bensì lo scatenarsi delle forze vitali dell’universo. Nella prima tela, tutta giocata sulle gradazioni del colore verde, le onde e il mare compongono un tutt’uno di indistinto con il cielo, pur permanendo il colore nero e grigio che sono tanto cari alla Nostra. L’irruenza del mare che irrompe attraverso le onde, seppure apparentemente potrebbe apparire come rivelazione di una forza dionisiaca, irrazionale, sfrenata e incontenibile, in realtà infonde nello spettatore una risoluzione positiva di tale forza, una sensazione di forza in cui l’uomo deve riporre la propria fiducia. C’è naturalmente l’eco della creazione, della totalità di un elemento naturale che coinvolge ogni aspetto dell’universo, secondo un panismo esasperatamente primigenio che rinvia al concetto di una cosmogonia influenzata in modo sicuramente inconscio dalla meditazione dei testi classici.

Le altre due tele, che si completano a vicenda in un dittico di non banale evidenza, rappresentano il mare con tinte particolarmente care alla Fascione: il rosa, il viola e il loro sorprendente impasto, che vela di “femminino” le due tele e ne risolve gli aspetti più freddi e distaccati del verde nelle sfumature calde, passionali, quasi materne del rosa, da sempre il colore che si associa di più alla sensibilità dell’animo femminile.

Particolare risalto va dato all’ultimo dipinto - ultimo sia in ordine cronologico che in ordine espositivo – in cui si nota come la Fascione sia riuscita a risolvere con immagini precise e definite ciò che nelle altre tele esprimevano soltanto i colori, in quella fase pittorica per così dire “coloristica”. Qui invece si può parlare di fase “apollinea”, che riesce a mediare il mito e le suggestioni dei classici con un uso del colore più evanescente, definito e senza esasperazioni, laddove è evidente un’ accettazione serena e un profondo recupero della sua cultura e formazione classica. Ecco perché appare al lato la figura mitologica di una donna con sfumature rosate che suggerisce la genesi del mare stesso, una “panthalassa” al femminile, che partorisce dal sue ventre correnti vitali di energia che poi diventeranno le onde e l’essenza del mare stesso. Qui dunque compare la sintesi dell’arte dionisiaca ed apollinea, del colorismo esasperato e dal mito classico: una tela che probabilmente aprirà una nuova stagione pittorica per l’artista, pacata e risolutiva dell’eco culturale che con forza vuole emergere dalla sua interiorità così profonda e ricca di sensibilità.

Non a caso, già dall’entrata, in lontananza, era possibile scorgere, accanto al pianoforte, questa sinfonia di colori e di timbri che hanno attirato vari osservatori durante la “notte bianca di cultura” cassinate.

Lucia Mancini - Notte della cultura, Cassino - Agosto 2013