Michele Gianni
Luce e Fascinazioni
Si dice che la prova definitiva dell’abilità di un vero mago sia la sua capacità di creare un microcosmo, un suo proprio reame magico espressione della sua essenza, e non è quindi un caso che l’esperienza di ammirare le opere di Margherita Fascione equivalga all’entrata nell’universo parallelo dei suoi sogni e dei suoi abissi.
Un mondo interiore solitamente nascosto, un universo privato dove il sé può godere delle proprie regole, si mostra a noi come dono e come stimolo per la creazione dei nostri propri universi, dei nostri reami magici.
Quasi per riecheggiare l’orizzonte filosofico di Heidegger, dove la verità appare come non nascondimento dell’Essere, quello che potrebbe sembrare solo l’espressione di un ego per quanto illuminato, si rivela invece una ricerca della verità che non esclude un costruirsi della verità stessa in nuove forme.
Il neo-impressionismo dichiarato e sapientemente coltivato è un linguaggio che consente a Margherita Fascione tutta la libertà di dire sé stessa e guidarci nel suo mondo. Ed ecco che in lei la tradizione non è rifugio o nostalgia del passato, ma la fonte di energia necessaria ad alimentare la sua magia.
La materialità del dipinto rimanda ad altro. Ci si dimentica presto delle pennellate e degli artifici messi in atto dalla maga, per godere del viaggio di cui ci fa dono.
E come infine non sottolineare la donna che Margherita Fascione è e che tanto ama dipingere? Le sue fanciulle svagate e pigre, ammalianti e distanti rivelano la femminilità come espressione della verità e della forza del principio femminile, sensuale e generatore, in un sospirato orgasmo di colori.
Michele Gianni - Firenze - marzo 2004