Paolo Secondini

Il neoimpressionismo di Margherita Fascione

In ciascuno di noi, in forma di espressione pittorica, poetica, musicale ecc., vi è una certa e innata inclinazione all'arte, a quell'unico mezzo, cioè, capace di elevare sublimemente le nostre emozioni, di dar forma o voce ai nostri sentimenti più profondi. Ma l'inclinazione, senza un afflato particolarmente intenso, come scevra di gusto e adeguata raffinatezza di strumenti, non basta da sola a fare di ciascuno un vero artista. In Margherita Fascione, l'attitudine alla pittura, come mezzo espressivo più congeniale alle sue qualità, ha ragione di essere in una continua e vibrante ispirazione, in una fluidità di segni e cromatismi che, quantunque frutto di una ricerca autodidattica, palesano l'impronta dell'artista sicura e consumata. Si dichiara, la Nostra, emulatrice della pittura impressionistica, quasi a volere, con verecondia e profonda ammirazione per quell'arte stupenda, affermare la giustezza dei propri presupposti pittorici.

Invero, la validità dell'opera di Fascione non è attestata semplicemente dalla tecnica o dai principi estetici, sebbene sicuri e collaudati, ai quali, espressamente, ella si ispira, ma dalla bontà che dall'opera stessa traspare con forza ( e direi con dolcezza al tempo stesso), e che è soltanto espressione di un animo mite e palpitante.

Se proprio di emulazione si vuole parlare, essa, comunque, non è mai desiderio di eguagliare, bensì di superare quegli stessi principi impressionistici, quella tecnica agile e immediata, secondo un nuovissimo modo di vedere, di sentire, di esprimersi.

Paolo Secondini - Aquino - marzo 2001


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