Rocco Zani

Isole della Figurazione

Che la contemporaneità dell’arte sia ormai attraversata da un marcato estremismo linguistico pare dato inconfutabile. Altrettanto inconfutabile è il senso “curioso, ironico, dubbioso” di quel dato. D’altra parte, la manipolazione, finanche esasperata di taluni “strumenti” (quello fotografico in primis) ha alimentato negli ultimi decenni un ‘idea di “immobilismo espressivo” per quelle forme e per quei contenuti appartenenti – e appartenuti – di fatto, ad una tradizione più volte rivisitata, decodificata, aggredita. Eppure accade (ma non è questa la capacità centrifuga e rigenerativa dell’arte?) che artisti di questo tempo riutilizzino le forme remote – e con esse le cifre tonali – per affermare e sostenere i ritmi di una narrazione presente. Un recupero della memoria, certo,ma anche il tentativo di ri-attribuire ai “principi” della figurazione ruoli e scenari ancora determinanti. È in questo alveo di affabulazioni rassicuranti che Margherita Fascione sembra tracciare il suo incedere generoso fatto di immagini rigorose e penetranti. Un universo, quello della pittrice, privo di mediazioni cerebrali, se non per quell’intimo senso poetico che accompagna e alimenta ogni suia pagina narrativa. Ecco allora la dimensione “naturale” dell’uomo, “fiancheggiata” dal dolore o da attimali risvegli; affamata dal dubbio o dalle certezze rare, sconfinata e celata allo stesso tempo.

Un modo “primitivo” di osservare il mondo eppure vitale e pulsante come le pieghe della contemporaneità.

Rocco Zani - Cassino - dicembre 2002