Dott. Giuseppe Caracò

OLTRE LA PORTA  di Giuseppe Caracò

Amo definire la pittura di Maria Grazia  Minto come l'arte in smoking, un tanto per sottolineare l'eleganza e lo stile di nature morte, affreschi, paesaggi e personaggi, soggetti parlanti di una filosofia di pensiero aperta e contagiosa.

Il percorso artistico di Maria Grazia Minto è lo specchio su cui si riflette il talento artistico con l'estro interpretativo di un pensiero, di una ispirazione, di una lettura  delle alternanti sensazioni che governano la nostra vita quotidianamente con la serenità che forme e cromie concretizzano nell'opera estetica.

I suoi personaggi, emblematici e sereni , sono vettori di una lirica imbolista ce si ripete costantemente in ogni condizione per farsi leggere da chiunque.

Nelle sue estemporanee visioni,  il mondo favolistico collega sogno e realtà agli opposti estremi di immaginazione e materialismo. Tutto si traduce in unna reazione poetica che ridimensiona la tensione e ne trasfigura dolcemente gli influssi in positivi riscontri. Le sue favole, il suo mondo incantato di folletti, le sue fate,  non sono oniriche visioni ma chiavi di un modo sollecito e indolore di contrastare le storture di qualsiasi sistema e lo fanno con innata eleganza, soffici ed impalpabili, capaci di camminare su un castello di carte senza farlo crollare. Le sensazioni emotive e le suggestioni della mente dettate da episodi vissuti, spesso diventano un gioco di letture dei fatti come premonizioni o chiarimenti: così che carte, scacchi, tarocchi, dadi e qual'altro gioco nei suoi emblemi divertenti più consoni nell'alimentare l'immaginazione, possono essere un validissimo almanacco interpretativo del predire il futuro e interpretare la realtà attraverso numeri, sogni e simboli.                            Una chiave di lettura esplicita ed intuitiva, comoda ed appagante per ogni dubbio o certezza e così volano i pensieri tra bolle di sapone e leggere farfalle ed ogni ostacolo si frantuma, ogni gabbia trova luce e aperture, ogni finestra è visione di libertà.

D’altro canto, ogni chiusura, caratteriale o formale, ha sempre una chiave passepartout in grado di aprirla, c’è sempre una soluzione, una alternativa, un’altra possibilità e la simbologia di ogni vincolo o chiusura ne sono gli astuti testimoni.

Ma non c’è solo pittura in queste opere: se così fosse discuteremmo peraltro solamente di cromie e proiezioni, di forme e figure asettiche e fors’anche impersonali perché non ispirate a nulla, non dettate da alcuna passione; c’è invece anche poesia e coraggio di misurarsi, di confrontarsi, di capire, di scavare una profonda introspezione.

Le opere di questa artista ci inducono ad immedesimarci in una riflessione, in un ragionamento che sono ispirazione, la ricerca di un dialogo vivo, partecipe, non condannato ad una visione passiva, limitata e superficiale.

Maria Grazia Minto parla con cromie dolci o audaci ma sempre comparate ad un messaggio, ad un incoraggiamento, ad una determinazione di libertà che governi tutti dandoci il coraggio di capire, di conoscere. Questo messaggio universale non sa di eufemismo od utopia è una interpretazione dell’arte più ampia ed innovativa, che fa di una chimera una certezza. Come per l’esecuzione di una sinfonia si entra a teatro in punta di piedi, in smoking e atteggiamento predisposto, così ci si accosta alle verbalizzazioni dell’arte e novelli Peter Pan ed immedesimate Alice nel paese delle meraviglie ci muoveremo eterei e consapevoli nel mondo di Maria Grazia Minto, nei suoi colori, nelle sue simbiosi artistiche e sarà per ogni visione la scoperta di un nuovo orizzonte oltre la porta.

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