Aldo Gerbino

  La ricerca solitaria intessuta dalle proprie esperienze di vita e da quella passione che muove l'incanto e la magia di chi "vede" ha sempre stimolato Maria Salmeri Marchese ad esprimersi attraverso i segni e le modalità della pittura facendone un angolo di riflessione personale, costruendo la sua alcova poetica.
  Alla luminosità ispiratrice della sua terra, ha anche avvertito la "cultura" del viaggio, le impressioni d'una letterarietà del territorio filtrate attraverso le personali captazioni retiniche e poi elaborate in acuti momenti di partecipazione ai luoghi e ad una natura ritrovata. Così gli appunti sull'Africa e sulla Spagna, non costituiscono soltanto una parentesi ma soprattutto una ricerca già iniziata da tempo.
  E' il dato impressionistico che spinge al lavoro la pittrice: la natura, le genti, in particolare fiori e frutti, poggi e marine, simbologie della propria terra, volti che s'intrecciano, la sollecitano ad elaborare il proprio discorso figurativo.
  Nell'immediatezza del dato cromatico essa sviluppa il suo impegno, "in quella freschezza delle prime impressioni,lo annotava Giuseppe Servello, sta la spinta emotiva della pittrice, tutto il suo mondo fatto di serene ma non labili realtà", quell' "aliento de poetico intimismo" rivelato dalla Font, che diventa poi "commosso aprirsi all'osservazione della natura" come Gemma Salvo Barcellona scriveva parlando di Maria Salmeri Marchese.
  I modelli naturali che più traducono le "nuances" psicologiche di questa pittura sono collegabili all'interesse che essa manifesta verso gli elementi floreali, per le folte vegetazioni ove il pigmento coloristico non è soltanto l'esatta trasposizione mimetica quanto vibrazione luministica e intervento emotivo. Così attraverso evocazioni improvvise o lungo una sottile nostalgia verso luoghi e memorie ora della propria infanzia ora della propria maturità, il gusto di essere partecipe ai mutamenti naturali e allo stesso tempo di essere legata alla propria cultura di base dà l'immagine di una pittrice fedele alla sua romantica vitalità.
  Eugenio Montale rispondendo nel luglio del1945 ad una richiesta di intervento critico da parte della poetessa Maralba annotava come la poesia (tanto vicina alla pittura) era "una poesia di sentimento (...) sostenuta da una viva sensibilità umana e poetica".
  Di questa "sensibilità umana" diamo testimonianza a Maria Salmeri Marchese e porgiamo l'interrogativo che Montale inviò a Maralba : " l'arte è un audace compromesso tra il pubblico e il privato ".