Giovanni Cappuzzo - "Paesaggi e figure d'Africa"

  C'è una pittura che si propone in termini di immediata resa espressiva e che si affida ad un rapporto osmotico diretto fra immagini e sentimento. E' la pittura il cui spessore espressivo, fra poetico e lirico, trova convincenti strumenti di elaborazione in una sorta di narrazione memorativa, affidata all'onda sempre affascinante e seducente di questo filo di Arianna che lega l'artista alla riscoperta di visioni del passato o di immagini legate alla propria esperienza di vita. E' un filo che ripercorre in sintesi cromatiche avvincenti ed appassionate l'intensa materia del ricordo, ne esplora le dimensioni più tipicamente e più propriamente sentimentali (nulla è più trepido della memoria che se registra sensazioni e pulsazioni, impressioni, volti o paesaggi, non lo fa mai in termini passivi, di pura e semplice trascrizione meccanica, ma filtrando ogni cosa attraverso la viva sensibilità dell'artista, ne esalta le componenti liriche).
  Maria Salmeri che dipinge ormai da moltissimi anni, seguendo una sua naturale inclinazione che la porta a prediligere appunto i temi che si legano a questa maniera interpretativa del far pittura, ha ulteriormente approfondito, soprattutto in termini di ricerca cromatica e di affinamento dei mezzi tecnico-espressivi, un suo discorso che muove da lontano, attinge forza ed alimento da una sorta di flash-back della memoria, da una precisa zona dei suoi ricordi: il soggiorno in Somalia, a fianco del marito, incaricato culturale in quel paese.
  Il discorso pittorico non si disperde in vacuità esornative e retoriche, ma procede con una certa carica di intensità sintetica, appunto perchè il rischio narrativo e semplicemente descrittivo, che avrebbe potuto correre e che avrebbe reso superficiale o semplicemente effimero l'elemento espressivo, viene superato grazie a questa forza del linguaggio interamente affidato al sentimento.
  Paesaggi caratteristici della Somalia, visioni di una terra esotica, tanto lontana dalla nostra "civiltà", risvegliano in una proiezione dai margini che la memoria non ha reso sfumati ed imprecisi una specie di caleidoscopio cromatico: la boscaglia con il suo verde che si addensa in macchie più fitte o più rade, i poveri villaggi, i tipi ed i personaggi  visti in una angolatura naturalistica diventano oggetto di una rappresentazione intensa e partecipata di una realtà vista e vissuta. Ed è interessante annotare come dietro le immagini ci sia la carica della simpatia dell'artista. Segno che la componente conoscitiva ed esplorativa esterna si è saldata appassionatamente a quella emotiva e sentimentale.
  Esiste veramente un paesaggio dell'animo a cui ogni artista finisce per fare riferimento in quella specie di periplo spirituale e di itinerario del cuore che in ultima analisi è l'arte. Maria Salmeri Marchese percorre questo itinerario fuori da ogni formalismo estetizzante e da ogni schematizzazione, con piena e completa adesione sentimentale ad una materia viva del suo ricordo e soprattutto - quel che conta - con totale libertà inventiva. Lo fa quindi nel modo più spontaneo e più genuino attraverso l'unico strumento possibile per un pittore: il colore cui viene dall'artista affidato, in tal modo, il compito di esaltare con intensità le vibrazioni del cuore, sollecitanti il determinarsi di atmosfere vibranti ed appassionate.