VISIONI E VEDUTE EXTRARBANE

Il progetto Visioni urbane ed extraurbane nasce dalle riflessioni di Mariangela Redolfini e Elena Piacentini su questo tema: le due pittrici hanno voluto confrontare questi loro pensieri con altri artisti che condividessero il significato profondo e eviscerassero con strumenti artistici multiformi le varie sfaccettature di un soggetto così ricco di stimoli. Ecco la novità: un progetto collettivo, armonico, universale, con una visione ampia e condivisa, sottolineata dalla qualità tecnica e dalla ricerca artistica pluriennale di ogni artista. Sandra Baruzzi, Hudesa Kaganow, Guglielmo Marthyn, Elena Piacentini, Mariangela Redolfini hanno intrecciato le proprie vedute e hanno condiviso il loro fare nella mostra “Visioni urbane ed extraurbane”. La parola VISIONE è una guida all'interpretazione del lavoro dei cinque artisti: VISIONE è l’atto del guardare, lo spazio che l’occhio può raggiungere, la forza visiva, ma certamente è anche qualcosa in più della semplice veduta. VISIONE suggerisce la potenza di un’apparizione straordinaria ed inaspettata, un non so che di divino, quasi un momentaneo trasporto estatico. Ed è per questo che i cinque artisti sembrano vedutisti, ma anche un poco visionari; anzi, più visionari che vedutisti: riproducono ciò che nella realtà vedono ma il tutto pare generato dal magico istante in cui si riesce a togliere il velo alle cose. Ed è qui che il mondo si rivela: dalla veduta di realtà alla rivelazione come svelamento di un senso. “…ma visione apparve che ritenne a sé me tanto stretto”, dice Dante. Le visioni, infatti, tengono incollati tenacemente tanto che non è possibile distogliere lo sguardo: gli acquerelli di Piacentini sono il frutto di un occhio proteso alla ricerca dell’ inscindibile connessione tra emozioni e spazio circostante; per lo sguardo dell’architetto Kaganov lo spazio è natura antropoformizzata: una Natura vaso-contenitore-raccoglitore delle opere dell’uomo. Nelle ceramiche di Baruzzi l’uomo non c’è, eppur se ne avverte la presenza negli “edifici in terra di confine” che restituiscono il senso di esilio, di marginalità, dell’ essere periferico e decentrato, del non luogo e del vuoto da riempire ex novo. Urbani sono poi gli spazi di Redolfini che dalla realtà parte per riproporla in sintesi cristallizzate e geometrie esatte che trascendono il realistico punto di partenza e portano in un altrove esatto e preciso, dove nulla sfugge al controllo. Incantati e incantatori sono gli occhi di Marthyn: le sue ceramiche parlano la lingua delle fiabe e raccontano di una natura che fa sognare, di alberi fantasiosi, di gioia: la visione di un mondo che urbano non è.

l progetto Visioni urbane ed extraurbane nasce dalle riflessioni di Mariangela Redolfini e Elena Piacentini su questo tema: le due pittrici hanno voluto confrontare questi loro pensieri con altri artisti che condividessero il significato profondo e eviscerassero con strumenti artistici multiformi le varie sfaccettature di un soggetto così ricco di stimoli. Ecco la novità: un progetto collettivo, armonico, universale, con una visione ampia e condivisa, sottolineata dalla qualità tecnica e dalla ricerca artistica pluriennale di ogni artista.


Sandra Baruzzi, Hudesa Kaganow, Guglielmo Marthyn, Elena Piacentini, Mariangela Redolfini hanno intrecciato le proprie vedute e hanno condiviso il loro fare nella mostra “Visioni urbane ed extraurbane”.


La parola VISIONE è una guida all'interpretazione del lavoro dei cinque artisti: VISIONE è l’atto del guardare, lo spazio che l’occhio può raggiungere, la forza visiva, ma certamente è anche qualcosa in più della semplice veduta. VISIONE suggerisce la potenza di un’apparizione straordinaria ed inaspettata, un non so che di divino, quasi un momentaneo trasporto estatico. Ed è per questo che i cinque artisti sembrano vedutisti, ma anche un poco visionari; anzi, più visionari che vedutisti: riproducono ciò che nella realtà vedono ma il tutto pare generato dal magico istante in cui si riesce a togliere il velo alle cose. Ed è qui che il mondo si rivela: dalla veduta di realtà alla rivelazione come svelamento di un senso.


“…ma visione apparve che ritenne a sé me tanto stretto”, dice Dante. Le visioni, infatti, tengono incollati tenacemente tanto che non è possibile distogliere lo sguardo: gli acquerelli di Piacentini sono il frutto di un occhio proteso alla ricerca dell’ inscindibile connessione tra emozioni e spazio circostante; per lo sguardo dell’architetto Kaganov lo spazio è natura antropoformizzata: una Natura vaso-contenitore-raccoglitore delle opere dell’uomo. Nelle ceramiche di Baruzzi l’uomo non c’è, eppur se ne avverte la presenza negli “edifici in terra di confine” che restituiscono il senso di esilio, di marginalità, dell’ essere periferico e decentrato, del non luogo e del vuoto da riempire ex novo. Urbani sono poi gli spazi di Redolfini che dalla realtà parte per riproporla in sintesi cristallizzate e geometrie esatte che trascendono il realistico punto di partenza e portano in un altrove esatto e preciso, dove nulla sfugge al controllo. Incantati e incantatori sono gli occhi di Marthyn: le sue ceramiche parlano la lingua delle fiabe e raccontano di una natura che fa sognare, di alberi fantasiosi, di gioia: la visione di un mondo che urbano non è.


Anna Tabbia

INAUGURAZIONE: sabato 14 APRILE ore 16,00 presso il Centro Congressi Piero Martinetti Via P. Educ angolo Piazza della Repubblica.

PERIODO ESPOSITIVO: dal 14 aprile al 5 maggio 2018, orario sabato e domenica 10.00/12,30 – 15,00/18,30

ORGANIZZAZIONE: Assessorato alla Cultura Città di Castellamonte con Cantiere delle arti Castellamonte

Sede espositiva: Centro Congressi Piero Martinetti Via P. Educ angolo Piazza della Repubblica – 10081 Castellamonte (TO)

Ingresso gratuito

Per informazioni e prenotazioni visite: Ufficio Cultura Castellamonte (TO) tel. 0124 5187216

Cantiere delle arti Castellamonte (TO) cell. +39 3403755732 email: [email protected]

PERIODO ESPOSITIVO: dal 14 aprile al 5 maggio 2018, orario sabato e domenica 10.00/12,30 – 15,00/18,30