gianfranco missiaja
L’arte di Mario Alberto Agugiaro desidera farci entrare in ciò che più di autentico ci rappresenta attraverso le esperienze del nostro io più profondo: immagini oniriche sembrano confrontarsi per esprimere le creazioni dell’artista.
Laureato in medicina e chirurgia, con precedenti studi in storia dell’arte, attraverso la sua cultura Agugiaro riesce a vagliare le figure umane andando al di là dello studio scientifico dell’anatomia.
Con corpi variopinti geometrizzati riesce a generare composizioni del tutto personali.
Esse sembrano travalicare la lezione cubista nei tanti dipinti sul tema dell’umanità come “La nuova sponda”e temi sociali sulla guerra.
Ma la trasposizione poliedrica delle figure non sembra essere sufficiente ad Agugiaro per rappresentare la sua intimità: le forme più libere e più svariate, che esulano da ogni schema geometrico, attraverso l’accostamento
dei colori più accesi, si confrontano in nuove figure umane.
Esse riescono a trascendere la realtà per approdare alle immagini più ancestrali della nostra memoria, tramite l’inconscio dell’artista.
Così Agugiaro stesso, infatti, si esprime: “L'istin to creativo genera in noi stessi, vedendo qualco sa che nasce dentro e che vediamo materializ zarsi in una armonia di linee e colori, che attra verso la percezione visiva è capace di rendere
quello che sentiamo all'interno di noi, e che disperatamente cerca di uscire per entrare in una dimensione nuova di comunicazione con chi ci circonda.”
Proprio nei dipinti intitolati “Visite archelogiche subaquee”, la “Grumatica” e le “Astrazioni”, l’artista affronta il mondo dell’interpretazione più alta dell’immagine reale, mediante la sua visione cromatica dalle infinite suggestioni
personali.
Ciò che più attrae sembra essere la capacità di mettere in scena, attraverso la pittura, le sue fantasmagoriche composizioni, per farci entrare nel suo mondo fantastico come nei quadri “Fuochi di Antartide” e nelle sue “Città asfittiche”.
Quest’ultime sembrano volte a sottolineare anche una visione politica dell’urbanistica nel gioco dei grattacieli, ritratti a volte simili a superfici aride, grigie e vuote (come in “La baia”), altre volte infuocate come oscure presenze di predoni che sembrano ghermire, come nel dipinto intitolato “Fronte del porto”.
Nel concatenarsi e susseguirsi di volumi geometrici, le figure umane di Agugiaro si confrontano per dar vita ad una infinita gamma di variazioni cromatiche.
Sembra come se una cinepresa girasse intorno per scoprire il volume, come sculture a tutto tondo, sulle dimensioni della superficie piana.
Sono i diversi aspetti tanto cari all’arte di Picasso, e a quella dei maestri del cubismo, dove vengono rappresentate le diverse immagini della figura - davanti e dietro, interno ed esterno sulle due dimensioni della superficie del
quadro.
Nelle composizioni più astratte, come nel dipinto intitolato “Fuochi di antartide”, le figure in primo piano sembrano assumere l’aspetto dei fantasmi dell’inconscio al quale l’artista sembra proporre la propria identità fuori da ogni
schema geometrico.
I colori più accesi si mescolano fino a creare un groviglio di anime tormentate, che si stagliano sulle ombre chiare di improbabili edifici sul fondo scuro.
È il tormento dell’anima, il male di vivere dal quale molti grandi artisti nella storia hanno saputo creare i loro più grandi capolavori.L