Simone Fappanni - Storico e critico d'arte

«La pittura di Mario Ghizzardi s’incardina nell’alveo di una preziosa sperimentazione di carattere astratto-informale che possiede il dono dell’evocazione. Nel magmatico fluire del colore si colgono infatti lampi di luce che rimandano a una gestualità espressiva che suggerisce una volontà, pienamente consapevole, di affermare il proprio sentire sulla tela attraverso un linguaggio immaginifico. Esso deriva da un’osservazione attenta e perspicace del reale che l’artista trasferisce sul supporto senza timori o aprioristiche censure. Ciò conferma a pieno le doti di un pittore che appare legato intimamente ai suoi lavori. In questa autenticità di fondo Ghizzardi rivela se stesso al fruitore che ne rimane immediatamente impressionato, guardando dentro e oltre la superficie del quadro alla ricerca di quel sottile mistero che sostiene la nascita di ogni dipinto e che ha origine non tanto nell’inconscio, quanto piuttosto nell’apertura verso il reale che Mario traspone attraverso armonie visive di notevole caratura lirica. Anche i titoli dei suoi pezzi rimandano, in maniera assoluta e diretta, a una sottile capacità d’analisi del reale secondo una passione vivace e sottile. Ne discende un iter compositivo estremante coeso e coinvolgente in seno al quale ogni evidenza pigmentale si trasforma in ritmo, in forma, in colore, denso e pastoso, che avvolge in maniera assoluta, quasi fosse una vera e propria alchimia. Mario frequenta, dunque, gli infiniti sentieri dell’arte informale praticando una pittura alquanto personale in cui il gesto, la forma e il colore si coagulano alla velocità del cuore. Il risultato complessivo che ne deriva conduce l’osservatore in un universo creativo animato da emozioni e sensazioni che scandiscono un procedere dettato da una serena intonazione meta-narrativa. Siamo di fronte a un artista che nel dinamismo plastico del colore trova le ragioni di una poetica in cui emozioni e sensazioni si fondono compiutamente in un caleidoscopio visivo in cui ogni elemento diventa una proiezione, viva e autentica di un sentire autentico. Senza censure o preconcetti, lontano da qualsiasi “ismo”, il pittore instaura dunque con il fruitore un colloquio profondo e silenzioso».

Prof. Simone Fappanni

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