cav. prof. Vincenza Musardo Talò - Storico e Critico d’Arte

Elegie cromatiche tra i deserti dell'anima

Pur mostrando le tipiche movenze di una matura e già disciplinata personalità artistica, solo di recente ha fatto il suo ingresso, nel multiforme universo dell’arte contemporanea, una firma quanto mai interessante: Mariolina Morciano, in arte “MaMo”.

In ossequio all’astrattismo e movimento informale, le sue sono opere sono ideazioni compatte, ben modulate sul piano delle linee e della sintassi cromatica, figlie di una attiva e intelligente progettualità. Ogni sua tela è narrazione, è una fabula che intercetta diversi canali percettivi, per i quali la tela stessa diviene una sorta di spazio scenico.

Uno spazio che però si presta a una sorta di sublime pensiero senza tempo, dove a parlare sono i colori e quel brivido di movimento che si percepisce sulla tela, quando l’Artista, con manipolazioni creative di carta e gesso, manda fuori dalla tela una sua pura ideazione.

Certamente, la Morciano sa muoversi tra questi suoi personalissimi teoremi espressivi, grazie anche una pregressa e consolidata preparazione accademica e una costante acculturazione e vicinanza alle varie scuole di pensiero artistico dell’oggi.

Sono teoremi ordinati non già nelle linee o nel gioco del tradizionale figurativo, ma in abbozzi di forme, invaghite di un elegiaco impressionismo informale, accarezzato da vaghezze coloristiche.

Sono forme di ispirazione epifanica.

Molte di queste, quando non rimandano a un puro astrattismo, discutono di essenziali vedute urbane, direttamente disegnate dal pennello carico di colore, che insiste in un ripetitivo sovrapposi di piani di abitazioni, la cui connotazione essenziale è data dall’allineamento di aperture come finestre. E mai è dato capire all’osservatore cosa o chi viva e respiri dall’altra parte, all’interno.

Là c’è l’anima nascosta di ognuno e di tutti. I colori mesti o vivaci ne cantano le sofferenze e la malinconia, i desideri e i sogni, le emozioni e le gioie.

 Dietro quelle aperture, quasi delle gelosie, delle grate claustrali, certamente abita la dignità dell’Artista.

Non so (come a me pare) se sia questo il seme originario di una tale sua insistente tematica, che comunque sempre affascina. Tanto perché non è facile agganciarsi al sentire dell’Artista, la cui abitazione interiore, la sua anima, sembrerebbe essere ben nascosta, come tutti gli interni di quei palazzi, che disegnano finestre ben schermate, impenetrabili in uno spazio che si indovina vissuto, ma solitario.

In tal senso, mi sento di dire che l’arte della Morciano ha il dono grande di stimolare il pensiero critico, perché capace di mettere l’osservatore in una condizione di personale e libera interpretazione. E tanto è Arte.

                                                                                                                                                                                                                  Vincenza Musardo Talò

                                                                                                                                                                                                                    Storico e Critico d’Arte