SIMONE FAPPANNI

EMOZIONI NEO POP NELL'ARTE DI MASSIMILIANO MANENTI

Fra i movimenti artistici novecenteschi la Pop Art ha svolto un ruolo di assoluto primo piano in seno alle istanze sperimentaliste affermatesi a partire dagli anni Cinquanta in poi. Le ragioni di questo giustificato interesse per la "Popular Art" si comprendono facilmente se si considera il fatto che i pop artists hanno sempre utilizzato un linguaggio espressivo diretto ed estremamente comunicativo, della vita di tutti i giorni, soffermandosi su quegli elementi che, seppur apparentemente minimi, ne costituiscono l'intelaiatura e la ricchezza, pressoche' infinita. Intessendosi di influenze dadaiste ed avvalendosi di eterogenee modalita' esecutive e rappresentative di caratura multiliconica e, piu' recentemente, multimediale, la Pop Art e' riuscita a farsi comprendere a piu' livelli e a farsi amare dal grande pubblico. Se negli Stati Uniti e in Inghilterra e' nato e cresciuto il ceppo originario del Movimento, con artisti del calibro di Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Andy Warhol, Jim Dine e Roy Lichtenstein, per citare soltanto alcuni dei nomi piu' noti, anche in Italia, molti artisti si sono avvicinati alla Pop Art, realizzando opere di sicuro valore. Fra di essi spiccano i nomi di Mario Schifano, Franco Angeli e Tano Festa. Questa premessa sembra quanto mai indispensabile per accostare, nella giusta ottica, le opere di Massimiliano Manenti, giovane artista autodidatta, originario di Soncino, il paese natale di Piero Manzoni, fra i maggiori sperimentalisti che contraddistinguono le pagine della storia della Beaux-Arts, che propone una personalissima ricerca che puo' essere inquadrata in una moderna declinazione della Pop Art. Infatti, gia' ad una prima analisi le sue opere risultano immediatamente intelligibili, risultando chiare nella loro strutturazione: cuori, mani che si stringono, mele, il perimetro, inconfondibile, dell'Italia. Ma chiaramente i lavori di Manenti vanno ben oltre un significato meramente didascalico-illustrativo, configurandosi come delle vere e proprie composizioni nelle quali significati e significanti si compenetrano al ritmo di alchimie visive che si strutturano attraverso un complesso accostamento di materiali lignei e vegetali. In questo modo, si palesa una solida matericita' che consente di apprezzarne non soltanto l'ordito meta-narrativo in quanto tale, ma anche e soprattutto la strutturazione "alchemica", fondata sull'utilizzo di elementi non propriamente "artistici", in una sorta di contemporaneo ready-made, nell'ottica di una partitura argomentativa che sottende un sottile simbolismo. La stretta di mano di "Black & White", ad esempio, va oltre il gesto, configurandosi come una forma di accorato richiamo all'integrazione solidale fra tutti i popoli del mondo, al di la' del colore della pelle. Un monito esistenziale, questo, che trova eco anche in altri pezzi, come in "Italia Unita" dove centinaia di frammenti lignei vengono assemblati l'uno all'altro segnando quella specifica caratterizzazione che compone il nostro popolo, ovvero "l'unita' nella diversita'", che gia' i padri della patria avevano intuito. Insomma, Massimiliano non si limita ad esporre un esercizio stilistico, seppur alquanto complesso, desidera coinvolgere il fruitore in un discorso piu' "intimo", in cui forma e sostanza sono elementi che, con un colore vibrante e spesso particolarmente acceso, quasi incandescente, reggono una strutturazione plastica estremamente concertata e varia. Infine, vale davvero la pena sottolineare come Manenti riesca a impostare l'impaginazione di ogni suo lavoro secondo un preciso ordine, un'armonia assoluta che egli ricerca strenuamente, bilanciando con sorprendente capacita' ideativa, ogni elemento plastico che s'incardina perfettamente, come la tessera di un mosaico, all'interno dell'intera composizione, tanto che nessun tassello pare superfluo.

Scopri di più