Dott. Angelo Cocozza "Critico Letterario"

Sono scenari reali le proposizioni espressive di Massimo Pacilio che residuano da una storia personale di cui non troviamo riflessi ma una coraggiosa ricerca di figure armoniche che ascoltano l'esattezza divina del codice della natura umana. L'Artista percorre il tempo come ricerca di identità, scomponendo e assemblando metaforiche architetture che incontra nel suo percorso visivo, e ne fa stile elegante con la sua scultura in alto rilievo. Il suo viaggio cosciente risale in un impasto materico ? dove il gesso è il principale conduttore ? che impone il trionfo di un universo dove la ricerca della verità di sé e del sé sfida i grovigli dell'esistere e trova la sua risoluzione nella fede. Una sonora densità è la principale connotazione di un passato fortemente custodito tra pensiero e immaginazione che vede, grazie agli insegnamenti paterni, emergere la malinconica corsa a ritroso nel tempo d'infanzia. E' significativo il primo approccio del Pacilio all'arte presepiale che lo avvierà ad un percorso da autodidatta prima di accedere in età matura allo studio delle diverse tecniche accademiche. Dense sono anche le immagini di quella che potremmo definire una muta rappresentazione teatrale dove il senso delle cose viene seppellito sotto le macerie del tempo che risulta così essere nulla al cospetto dell'Assoluto. Va detto che sarà difficile se non impossibile sciogliere il nodo delle sue notevoli differenze espressive poiché come nella ciclicità della natura di ogni esistere si rinnovano le motivazioni, allo stesso modo orizzonti provvisori tracciano uno dei percorsi che riportano alla luce grazia e sacralità. Rinchiuso nel suo studio privato, sempre sospeso tra vigilie creative e analisi sperimentali con la stessa irruenza di un temporale estivo o come nebbia che all'improvviso emerge dalla pioggia il nostro artista si proietta nella verticalità degli spazi abissali dell'incanto, affascinato dal magma della vita, alla continua ricerca di un varco tra durezza di finitudine e tenerezza del ricordo che gli consenta di svelare il sordo malessere che come oscura ferita abita il passo indifferente dei giorni ed il trascorrere delle speranze.