Egruhgs Sntyeggh

LOGIQUE DE LA PÉNSÉE PRÉALPHABÉTIQUE
"The presence of the sign"


“Logique de la pensée préalphabétique” ovvero il versante di ricerca sapienziale delle
radici prime, in odore parimenti d’antropologia e di magia, di filosofia e d’alchimia. Non il
gioco iconografico, non l’illustrazione onirica lo affascina, ma quello che nelle parole di
Picasso è “il sole nel ventre”, l’intuizione oscura e prelogica della vita, del generarsi e del
perdersi della forma, della capacità del segno di fuggire a se stesso verso un riverbero
radiante di sensi.
L’artista affronta “la presenza del segno”, la fa crescere e formarsi come realtà in se
stessa. Non gli importa riconoscerle, men che meno imprimerle, un destino, un lògos
comune:il senso del processo è di eccitarla a darsi, a farsi generazione, nel flusso
mobile e mai padroneggiabile che le è proprio.
In queste tangenze evidenti risiede un atteggiamento che non si riconosce in alcun
dover essere della pittura, men che meno dell’idea corrente di linguaggio, e di stile.
Dunque, il quadro non rappresenta delle cose, ma è presenza: non racconta la realtà,
perché, in se stesso, realtà.
“La carta-tela/spazio risuona come una membrana, un fluire di sensazioni, immagini,
segni senza padrone tanto immediati e indiretti da trapassare in verità di vissuto; un
inerpicarsi del pensiero, un convergere, un sovrapporsi di spezzoni di ‘memoria’, uno
sfilacciarsi e un riannodarsi di niente, ‘carne’ di tempo e di spazio“.


"The presence of the sign"
“Logique de la pensée préalphabétique” or the slope of search sapienziale of the first
roots, in odor similarly of anthropology and of magic, of philosophy and of alchemy. Not
the game iconografico, not the oneiric illustration fascinates him, but what is in the words
of Picasso "the sun in the belly", the dark and prelogical intuition of the life, to be born
and to lose the form, some ability of the sign to run away to himself toward a radiant
reverberation of senses.
The artist faces "the presence of the sign", he makes it grow and to form it as reality in
itself. He doesn't care to recognize it, to engrave it a destiny, a lògos common:
il sense of the trial is to excite it to give it, to make generation, in the mobile flow and
without master that is it really. In these evident tangencies, they also fed of oriental
suggestions, resides an attitude that doesn't recognize it in some to have to be of the
painting, less than the current idea of language, and of style.
Therefore, the picture doesn't represent any things, but it is presence: it doesn't tell the
reality, because, in itself, reality.
"The paper-canvas|space resounds as a membrane, a to flow of feelings, images, signs
without master so immediate and indirect to pierce in truth of lived; a to climb some
thought, a to converge, a to overlap of ‘fragmentations of memory', one to fray it and a to
renew it of nothing, 'flesh' of time and of space."