Paolo Orsatti

Sabato 31 maggio alle 18 presso Idearte Gallery di via Terranuova 41 verrà inaugurata la mostra personale “I puzzle dell’anima” di Massimo Rubbi. L’artista ferrarese, approdato di recente al mondo delle arti visive, si è imposto da subito riscontrando consensi di critica e di pubblico, le sue opere infatti vengono intensamente richieste da varie gallerie ferraresi ed italiane. I coloratissimi puzzle pittorici ottengono consensi anche online dove è possibile visionarli al sito http://www.massimorubbi.it/.La ricerca di Massimo Rubbi fa costante riferimento ad un grande ed immaginario puzzle pittorico, un canone compositivo esaltato dal rigore della forma, disposta ad accogliere elementi iconici immaginifici. Attraverso un paziente lavoro d’intarsio pittorico Rubbi, costruisce vibranti combinazioni cromatiche partendo da immagini reali che, abilmente mimetizzate, entrano in composizione, stimolando l’osservatore in un gioco d’intercettazione e di trabocchetti visivi, scoprendo effetti ottici curiosi ed imprevisti. L'elemento curvilineo prevale nelle forme, matrici stilizzate e profili elementari che si susseguono in flussi senza fine. Non c'è preliminare messa a punto delle sagome o silhouette, Rubbi dispone le forme con grande libertà esecutiva, fino a diventare libera visione ed esperienza percettiva ludica, abbandono momentaneo della bruta realtà. L’arte è «libero gioco», inventare il mondo del gioco, tra struttura, capriccio, ordine e divertissement. Rubbi richiede al fruitore di smontare la visione e ricostruirla individuandone le tattiche e le strategie possibili di un mondo affettivo e fantastico, carico di dubbi e incertezze sia nella rappresentazione sia nella vita concreta. Ogni opera, infatti, appare provvisoria e priva di soluzioni formali finali, in quanto essa si presenta come fase di ricerca, registrazione temporale d’equilibri instabili, perenne oscillazione ossimorica tra realtà e surrealtà. Inutile nelle opere di quest’artista cercare il senso, l´identità, il movimento e la direzione delle figure stilizzate o dei pupazzetti antropomorfi sospesi nel vuoto, in quanto essi sono soltanto immagini mentali senza alcuno scopo, se non quello dell’indagine possibilistica della rappresentazione. Nel brivido intellettuale che accompagna la relatività del vedere e del vivere, l´artista si diverte a provocare l´inganno ottico, fino a dichiarare indirettamente che l´arte è soltanto ipotesi od ordinamento d’imprevedibili trabocchetti, produzione allegorico-simbolica di mondi assurdi e illusori, colmi di stupore e meraviglia visiva. Sarebbe troppo facile collegare Rubbi agli artisti di strada newyorchesi degli anni ottanta, ma preferiamo legarne la poetica al suo background di musicista jazz, una musica d’improvvisazione libera, completamente al di fuori degli schemi in cui creatività e libertà sono le basi dell’estetica. Maggio 2014 Paolo Orsatti