Mario Salvo
I virtuosismi artistici di Mattia Fiorenza
Maestro Internazionale d’Arte Mario Salvo
In un mondo in continua metamorfosi tecnologi co-virtuale che non consente un taglio di vita più equilibrato attraverso una minore frenesia e maggior tranquillità, per vivere in modo appropriato le vere emozioni, quelle autentiche, noto con immenso piacere che ancora qualcuno cerca di proporsi all’attenzione in modo altamente virtuoso nonostante la giostra dell’effimero giri sempre più veloce e le superficialità alberghino a dismisura. Nell’ottica appunto di uno spazio libero di normale sinergia mentale ed espressiva anziché racchiusi dalla malcelata consapevolezza di essere precipitati nel limbo dell’indurimento emotivo, ho potuto finalmente ammirare in forma “genuina” le forme e le linee sicure e forti di un’artista che decisamente farà parlare molto di se in termini qualitativi: nonostante l’età ancora giovane, ha un piglio artistico di tale levatura che si resta fortemente colpiti dalla bravura stilistica che riesce a plasmare nelle sue opere oserei dire “capolavori”. Un’arte smaliziata, esperta, efficace ed emotiva che sa prendere alla gola donando quel particolare gusto raffinato, tipico di cultori dal “fascino” artistico innato. Mattia Fiorenza, nonostante si stia applicando sinora a copiare opere da più famosi artisti del passato, è dotato di una forza dirompente che trapela nelle sue molteplici colorazioni, sapienti ma equilibrate allo stesso tempo, riuscendo a creare un’impronta personale di spessore e di un proprio stile caratteristico ed accattivante. Dopo l’esperienza di riprodurre opere di professionisti famosi, stante anche l’età giovanissima in cui dimostra di voler apprendere e capire a fondo le interpretazioni pittoriche di altri personaggi del mondo dell’arte, sono sicuro che inizierà un pregevole percorso personalizzato che lo lanci definitivamente alla scoperta del suo animo cromatico e delle sue preferenze che più simpatizzano il suo terzo occhio. Riconosco nel suo attuale modo di dipingere un’eccezionale bravura mista ad una disarmante sicurezza stilistica che stride notevolmente con la sua carta d’identità… (non ancora ventenne!). Netti i suoi contrasti quasi a rievocare i grandi ritrattisti del passato, dove era tassativo e oltremodo professionale, uno sfondo piuttosto scuro che desse valore e risalto al busto della persona ritratta e che riconoscesse sobrietà e bravura per l’opera a colui che l’avesse realizzata. Nulla di più vero e concreto, a patto che dal busto emergesse quell’emozione e gradevolezza agli interlocutori ammirati non soltanto dalla somiglianza (elemento all’epoca ritenuto discriminante indispensabile per una netta catalogazione del livello di capacità dell’artista) ma dalla totalità dell’opera, dai temi agli elementi attraverso gli equilibri tonici e sintetici presenti. E nelle sue opere, credetemi, sono esattamente presenti tali ingredienti tecnici e plasmatici degli artisti passati, rielaborati in chiave moderna ma rispettando gli archetipi principali del ritratto. Emblematici sono le opere “Ritratto di donna”, “San Paolo Eremita”, “Principessa Margaret”, “Copia de – La bella italiana“ e “San Giuseppe” dove l’accostamento al tradizionalismo è ancora evidente mentre troviamo una leggera interpretazione più svincolata in “La bevitrice di Assenzio”, “Satiri” e “La donna che tesse” in cui la mano veloce ha tracciato percorsi cromatici maggiormente sinuosi, più marcati ed evidenti. Ma l’inizio della trasformazione (si può tranquillamente parlare di “maturazione & personalità”) in una chiave futura la intravedo in “Il piccolo venditore di violette” ed nel “Il Cristo morto nel sepolcro” dove la sintesi cromatica é più evoluta ed il segno, inevitabile sia così, inizia a svincolar- si dai complessi canoni del passato e ritengo che appena il suo percorso sarà ultimato, capirà di avere oramai le ali per volare: sarà allora che lo vedremo librarsi beatamente nel nostro firmamento artistico!
I miei sinceri e personali Auguri affinché ciò avvenga prima possibile.