Prof. Salvatore Mortilla
VOGLIA DI MARE: IL REALISMO SINESTETICO
La più recente collezione di Milena Barbieri è luminosa, colorata e piena di vitalismo. Eppure un elemento non può non balzare immediatamente all’occhio dell’osservatore: nei quadri la figura umana è del tutto assente, anzi, quasi del tutto. Un’inaspettata presenza, infatti, compare in uno dei dipinti. Si tratta di una donna, la cui figura unisce in sé tratti fisionomici differenti: i capelli della pittrice, il volto della nipote ed il corpo della figlia. Eccola la figura umana! Ma questa donna che ci guarda dal dipinto Sul balcone a Punta Secca, per quanto sia una figura realistica, non è certo reale: è piuttosto un’allegoria. Non è infatti il realismo fotografico ad interessare la pittrice, ma qualcosa di diverso ed è proprio per questo che la presenza umana, sebbene allusa di continuo, latita nelle tele.
Voglia di mare, infatti, è una collezione figurativa, ma non realistica nel senso più ovvio del termine: ciò che è davvero reale nei dipinti di Barbieri sono solamente le forme e le cromie. I volumi e i colori parlano un linguaggio chiaro, schietto, limpido; le campiture cromatiche sono piene e compatte, la linea del disegno è netta e sicura. La materia è l’unico realismo che la pittrice mette in scena nei suoi quadri, che per il resto sono sognanti e, a tratti, persino metafisici. Linee e colori ci portano altrove e Voglia di mare traccia la strada di un vero e proprio viaggio. La Liguria, la Costiera Amalfitana, la Sicilia, la Grecia: architetture monumentali, una luce calda, colori sgargianti. Mentre il calore ci inebria e le luci ci accarezzano la pelle, Barbieri ci accompagna in un viaggio onirico e materico lungo le coste del Mediterraneo.
I verdi sono sfacciati, i bianchi a tratti abbacinanti, gli azzurri intensissimi, le porpore sono lussureggianti. E’ tutto così vibrante, che viene voglia di toccare foglie e piante, muri e pietre, tessuti e fiori; e mentre si avverte quasi lo iodio nell’aria e i capelli si scompigliano al vento, senza accorgercene, cadiamo vittime di un sortilegio. I dipinti di Barbieri sono fortemente sinestetici e qui sta la chiave di volta del particolare realismo impiegato dalla pittrice. Il colore accende rimandi interiori e connessione arcane: vediamo le cupole del Chiostro di San Giovanni degli Eremiti a Palermo e avvertiamo in bocca il sapore della crema alla ricotta, guardiamo l’azzurro intenso di Sul mare a Mattinata e sentiamo il sale sulle labbra screpolate dal sole, osserviamo il prato verde acceso di Giardino a Favignana e ne sentiamo la frescura sotto ai piedi nudi, ci lasciamo pervadere dalla malinconia di Tramonto a Symi e una qualche musica triste e lontana si insinua nelle nostre orecchie.
I quadri di Voglia di mare sono finestre aperte sul sogno: non ci si può solo affacciare al davanzale, però. La pittrice ci spinge oltre, in una nuova Invitation au voyage di memoria baudelariana. E’ così che quando i teli porpora di Asciugati al sole dell'Algarve schioccano al vento, scatta il cortocircuito: ecco il senso di quegli strappi dipinti qua e là sulle tele. Guardiamo i quadri, ma sentiamo sapori, avvertiamo odori, la mente si muove libera grazie alle suggestioni dei dipinti. L’osservatore ammira la natura lussureggiante, ma ecco che subentrano architetture normanne e muriccioli a secco. E ancora: si osserva la facciata di una chiesa, ma uno strappo dipinto svela il mare sconfinato. La pittrice stessa si perde nelle sinestesie e nei cortocircuiti creati dalla sua arte: e così il suo pennello riecheggia tratti di Matisse, di Cézanne, di Munch, di Fattori…
Voglia di mare è un insieme di tangenze e allontanamenti, assonanze e dissonanze: il tutto orchestrato da quella donna dipinta in Sul balcone a Punta Secca. Lei è la musa, la strega o la maga di questo corpus di quadri. Lei l’allegoria del viaggio interiore, della sinestesia, del cortocircuito tra reale e immaginario, lei la dispensatrice del sortilegio. Voglia di mare è il suo regno: un regno nel quale siamo tutti invitati. Ma per arrivare occorre abbandonarsi al viaggio: e così Milena Barbieri ci conduce qui, ma ci porta pure da un’altra parte, fedele al mantra del suo nume tutelare Matisse: «Il colore soprattutto, ancora più del disegno, è una liberazione». La liberazione dalle catene del realismo ed il viatico verso l’altrove.
Salvatore Mortilla