UNA MOLISANA TRA GLI ARTISTI QUOTATI DELLA CASA D’ASTE FEDERICO II DI BARI: MINA CAPPUSSI CON UP & DOWN
L'artista molisana Mina Cappussi è inserita tra gli artisti quotati del Catalogo n.5 della nota Casa d'Aste Federico II di Bari con l'opera Up & Down. I pezzi sono visitabili presso lo spazio espositivo della galleria d’Arte e Casa d’Aste, nel cuore della frequentatissima Viale Unità D’ Italia 93 del capoluogo pupgliese, aperto al pubblico dal 20 settembre al 2 ottobre, dal lunedì al sabato, dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00. L’Asta n° 5 si terrà il 3 Ottobre 2017 (il relativo catalogo è già on line sul sito della Casa d’Aste e consultabile in cartaceo) alle 15.30 per la I SESSIONE - Artisti Contemporanei, e alle 18.00 per la II SESSIONE dedicata all’Arte Moderna. Per chi volesse consultare il catalogo, l’opera di Mina Cappussi è a pagina 34, con il numero 103 e la didascalia “MINA CAPPUSSI Bojano, "Up & down" anno 2016, acrilico su tela 100x100 cm firmato al fronte; al retro Certificato dell' Artista.
BASE D'ASTA (€): 700,00
STIMA (€): 1800,00/2500,00
Oggi, l’esperienza, le sensibilità diverse e la passione, riflettono il desiderio condiviso di un team di professionisti che, con serietà e dedizione, offrono a tutti gli appassionati un servizio di assistenza integrato nella stima, l’acquisizione, la vendita e l’archiviazione di opere d’arte.
Alla pluriennale esperienza commerciale e ad una solida storia artigianale familiare che dalla corniceria di qualità lambisce ed abbraccia il mondo dell’Arte, si unisce la perizia e la documentabile conoscenza di artisti e relativi riferimenti di mercato.
Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima”. (George Bernard Shaw)
Qualcuno ha detto che nulla avviene per caso. Gli incontri, ad esempio. Come quello tra due amici che, dapprima, hanno cominciato a condividere il proprio amore ed il proprio interesse per l’arte, e poi, hanno deciso di guardare fino in fondo alle proprie anime.
E lì, col coraggio dei pionieri, hanno cominciato a dar forma al loro sogno: dare vita alla prima Casa d’Aste del Sud Est Italia.
Nasce, così, la “Federico II”, galleria d’Arte e Casa d’Aste, nel cuore del frequentatissima Viale Unità D’ Italia 93 in Bari.
Oggi, l’esperienza, le sensibilità diverse e la passione, riflettono il desiderio condiviso di un team di professionisti che, con serietà e dedizione, offrono a tutti gli appassionati un servizio di assistenza integrato nella stima, l’acquisizione, la vendita e l’archiviazione di opere d’arte.
Alla pluriennale esperienza commerciale e ad una solida storia artigianale familiare che dalla corniceria di qualità lambisce ed abbraccia il mondo dell’Arte, si unisce la perizia e la documentabile conoscenza di artisti e relativi riferimenti di mercato.
Luca Barbone
(amministratore unico della “Federico II” s.r.l. – galleria d’Arte e casa d’Aste)
Le case d’asta sono le strutture più potenti nell’ambito del mercato secondario e si occupano esclusivamente della rivendita di valori artistici già affermati.
Abbiamo già accennato come l’origine dell’asta risalga molto indietro nel tempo, rappresentando la più antica forma pubblica di vendita di opere d’arte, ma non solo, era già infatti largamente diffusa presso l’antica Roma.
Facendo un enorme salto, ma ancora in ambito storico, ricordiamo che l’origine della casa d’aste con sede fissa, specializzata nel settore dell’arte, risale alla seconda metà del Settecento, periodo in cui questo tipo di vendita diviene un fenomeno commerciale di notevole rilievo, soprattutto in Inghilterra e Francia, e periodo in cui sorsero i due giganti che tutt’oggi dominano il mercato: Sotheby’s (17 marzo 1744 Sotheby’s organizzò la sua prima vendita), e Christie’s.
Ma per riferirci alla situazione odierna, individuiamo intorno al 1970 il momento in cui le case d’asta assumono la loro forma attuale. La loro crescita ed incredibile sviluppo raggiunge il suo apice negli anni Ottanta, (periodo in cui il sistema dell’arte contemporanea raggiunge il suo massimo sviluppo), si ridimensiona enormemente negli anni Novanta (a causa del crollo del mercato legato alla crisi economica generale), per poi iniziare la ripresa cui abbiamo assistito in questi ultimi anni.
Nel periodo di massima euforia del mercato (fine anni Ottanta, inizio anni Novanta), i record delle vendite all’asta, che oltre ad essere pubblici sono stati ampiamente pubblicizzati, con relativo effetto sensazionale sono:
per l’arte moderna l’opera Au Moulin de la Galette di Renoir 78 milioni di dollari; e il Ritratto del dottor Gachet di Van Gogh 75 milioni, entrambi acquisiti da un magnate della carta giapponese nell’arco di due giorni!
per l’arte contemporanea l’opera Interchange di Willem De Kooning 20 milioni di dollari acquisita da un giapponese (prezzo davvero straordinario ed impressionante soprattutto se consideriamo che si trattava di un artista vivente e che l’opera in questione non era considerata tra le più rappresentative dell’autore!) e False Start di Jasper Johns 17 milioni (anch’egli vivente all’epoca della vendita record) acquisito dall’editore di “Vogue”
In verità, come ha ammesso lo stesso presidente di Sotheby’s, il fatturato delle case d’asta si realizza sulla mediazione di vendite di piccoli valori (tra i 5.000 e i 15.000 Euro) e solo una minima parte proviene dalle vendite record. La transazione in un’asta pubblica a prezzi eccezionali, è un’operazione di marketing ben precisa, sia da parte della casa d’aste che da parte dell’acquirente, che la utilizzano come veicolo pubblicitario (per un’azione di high visibility).(Yasuda)
Le due maggiori case d’asta internazionali sono, come accennavamo un attimo fa, le inglesi Sotheby’s e Christie’s, che di fatto gestiscono un monopolio a due, un duopolio, sull’asse del mercato New York – Londra.
In Italia la più prestigiosa casa d’aste è la milanese Finarte, nata nel 1959.
Per renderci conto del volume d’affari, pensiamo che nel 1989, anno d’oro del mercato, Sotheby’s fattura 1.800 milioni di sterline, (pari a 4 mila miliardi di lire), mentre Finarte fattura 115 miliardi (questo per dare anche la misura della differenza tra il mercato internazionale e quello locale italiano).
Dati più recenti: nel 2000 Finarte ha totalizzato vendite per 76,8 miliardi di lire Sempre nel 2000 Sotheby’s Italia ha fatturato 63,4 miliardi di lire
e Christie’s Italia 57,2 miliardi di lire. Dati che denotano crescita e dunque la buna salute del mercato.
Come avviene l’asta:
Le aste sono, per definizione, pubbliche e quindi aperte a tutti. Chiunque può parteciparvi, l’ingresso è libero e non è richiesta prenotazione.
In Italia vengono condotte con il metodo detto “all’inglese”: ovvero si parte conferendo all’oggetto in questione un valore inferiore alla sua valutazione, e si prosegue attraverso successivi aumenti delle offerte, guidati dal banditore. I rialzi del prezzo continuano finché ci sono offerenti ed il bene viene aggiudicato naturalmente a chi ha presentato l’offerta più elevata. Il banditore porterà innanzitutto il dipinto o l’oggetto fino al prezzo di “riserva”, ovvero alla cifra minima stabilita prima dell’asta tra il venditore e la casa d’asta (che rimane segreta e che normalmente è inferiore alla valutazione del 10-20%).
Per prepararsi ad un’asta, la prima regola fondamentale è quella di procurarsi e studiare il catalogo, che la casa d’aste predispone all’incirca un mese prima della manifestazione e che funziona come una guida. Il catalogo, che si può ritirare presso la sede della casa d’aste, o ricevere a casa per posta sottoscrivendo un abbonamento, contiene i due prezzi che corrispondono alla valutazione minima e massima degli oggetti che saranno proposti all’incanto (e che sono stimati in base ai valori raggiunti nelle aste precedenti da opere simili dello stesso autore). Per stabilire l’importo massimo fino al quale vale la pena di competere per un’aggiudicazione, di norma si considera non opportuno superare di oltre il 20% la valutazione massima.
Una seconda regola è quella di recarsi, possibilmente in compagnia di un esperto, a vedere l’opera alla quale si è interessati, nei giorni immediatamente precedenti la data fissata per la vendita, che la case d’aste mette in esposizione.
Per chi volesse mantenere l’anonimato, esiste la possibilità di partecipare all’asta utilizzando il telefono o inviando l’offerta per posta o via fax che rappresenterà il rilancio massimo (si tenga però presente che oltre a imporre una serie di vincoli per tutelarsi –come un tetto massimo di spesa o una lettera di referenze bancarie- a parità d’offerta la casa d’aste aggiudicherà comunque l’oggetto all’acquirente presente in sala).
In caso di acquisto, il cliente firma un foglio in cui si comprova l’avvenuta transazione e lascia i propri dati fiscali, il tempo poi per effettuare il pagamento e ritirare l’opera è di circa una settimana.
Si tenga presente che al prezzo di aggiudicazione vanno aggiunti i diritti d’asta che variano dal 15 al 20%. Il profitto per l’attività di intermediazione infatti, applicato sia nei confronti dei venditori che nei confronti degli acquirenti, risponde a dei diritti fissi imposti dalle case d’asta in percentuale e che variano appunto dall’una casa all’altra (ad es. Finarte impone il 18% al venditore e il 15% all’acquirente sul prezzo di aggiudicazione, comprensivi di IVA).
Per facilitare gli acquisti le case d’asta contribuiscono con fidi prestiti e dilazioni.
Pubblicazioni di informazione sulle aste. Ogni casa d’asta pubblica dei cataloghi annuali che si possono richiedere, e inoltre c’è la rivista americana “Art and Auction” e il “Meyers International Auctions Records” pubblicato annualmente da Gracie Station, New York. In Italia abbiamo “The Auction Book” pubblicato dall’editore Politi, e più specificamente per gli artisti italiani, il “Catalogo d’Arte Moderna”, pubblicato annualmente da Giorgio Mondadori, Milano.
La presenza in asta è l'anticamera della storicizzazione per un artista.