DR. FRANCO BULFARINI critico d'arte e Presidente dell'Associazione "Artisti di Bottega"

Nei dipinti di Nicoletta Bigi posso constatare l' intensificarsi di elementi visivi, retti da simboli e spunti di riflessione rivolti ad estrinsecare tematiche sociali con originale visionarietà.  Il mondo della Bigi è un mondo surreale, e le scarpe sono il simbolo fondante e irrinunciabile: è questo il leitmotiv. Le scarpe sono rappresentate su ogni tela della Bigi. Quante vite incarnano le scarpe...e quante se ne possono rappresentare! Un'infinità. Ecco dunque le mille posture e le contestualizzazioni sempre diverse e originali nelle sue rappresentazioni. Già oggi, i conoscitori dell'artista, ne parlano come "La Signora delle Scarpe". In effetti, lei usa le scarpe come avatar per raccontarci il nostro quotidiano nei suoi mille risvolti. Nicoletta dipinge ad olio su tela ed è con questo mezzo tradizionale e con un linguaggio chiaro, che ci mostra la sua irrealtà metafisica. Le sue cromie sono il prodotto di pennellate ben curate, composte di colori primari stesi in modo deciso e disinvolto, senza troppi ripensamenti, e questo, conferisce all'opera, notevole freschezza. L' immagine è di impatto visivo, decisamente appagante per rendere al meglio l'illusione della realtà al servizio del suo palcoscenico. Ne risultano immagini, sia eleganti per la piacevolezza visiva, sia irriverenti per la carica di ironia che contengono ed esprimono , non solo immagini originali, ma anche di un quotidiano essere uomo, donna, ragazzo o bimbo. Questo modo di operare indica un'indagine sagace sulle contraddizioni di cui siamo portatori, compresi i difetti, la volontà di apparire, il disagio, la passione, il dolore, la gioia. Insomma tutti sentimenti che vivono in noi, la Bigi li incarna nelle scarpe dipinte alla perfezione. Non sono solo calzature, ma ben altro dunque!  Le scarpe appaiono ritratte sempre in primo piano ,sono al centro dell'attenzione ed è logico che lo siano, poichè incarnano noi stessi, ci mettono a nudo con la giusta ironia.  Ne sorge un teatrino in ogni tela e l'artista lo dirige, tira i fili, detta la regia rammentandomi le tragicommedie di CARLO OSVALDO GOLDONI (notissimo drammaturgo). La Bigi scova sempre nuovi palcoscenici, nuovi teatrini ove mettere in scena i suoi attori prediletti "le scarpe". Tutto è trasmesso con dosi calibrate, non solo di colore , ma d'ironia in un'analisi a volte impietosa, a volte dolce e piena d'amore, dei nostri modi di vivere. Abbiamo forse mille scarpe che parlano di noi, quella sportiva, quella da lavoro, quella ordinaria dell'impiegato, quella della ballerina, quella della festa, quella della cerimonia, le pantofole e tante altre. In ogni scarpa, dunque è svelato un episodio di vita vissuta, non di rado un nostro momento intimo, e questo inevitabilmente ci coinvolge, ci emoziona o ci istiga sensazioni. Nelle scarpe ritratte dalla Bigi, emerge tutto il nostro mondo.  Non mi è difficile l'accostamento ad artisti come Renè Magritte, il grande surrealista belga. Certo le immagini della Bigi suggeriscono uno stile da illustratore, ma in fondo, pure Magritte da giovane lavorò come disegnatore di carta da parati!  La Bigi, per anni si è prodotta nella copia d'autore, affinando e forgiando nel tempo le sue capacità ed il suo naturale talento. In queste opere, mantiene viva la pittura, quella autentica, di matrice classica, che genuinamente cerca l'armonia, nell'intento di tradurre in immagine, l'insanabile distanza che separa la realtà dalla rappresentazione. Se Magritte usava bombette per spiazzarci, la Bigi, per creare atipicità impossibili, utilizza le scarpe assumendole quale soggetto principe e vere protagoniste nella narrazione di quello che potremmo definire neorealismo attualizzato e reso parodia pura del mondo borghese contemporaneo.  Emblematici alcuni dipinti degli anni Settanta, tra i quali "Elemento sovversivo" opera in cui risalta la sola Mela verde alla base di una piramide di Mele rosse. Con le mele dunque, faceva un'operazione, per certi versi, similare a quella della Bigi. E' vero che l'opera della Bigi è surreale, ma è ancora più vero che è sociologica, con la vocazione di farci riflettere sulla nostra quotidianità. La scarpa dice molto di chi siamo, e noi, esprime la Bigi esplicitamente con la sua pittura, siamo le scarpe che indossiamo. Ogni posa di quelle scarpe è l'analogo di una posa che nella vita, ciascuno di noi spesso prende, come la tela avvolta nella cornice è, in fondo, il nostro teatrino quotidiano dell'esistere. La Bigi non giudica, ma indaga con occhi distaccati la quotidianità e la realtà dell'oggi. Questa pertanto è un'arte autentica che parla al contemporaneo di un nuovo surrealismo, di valore antropologico.  Le calzature, ci dice la Bigi, non hanno bisogno di noi per parlare, sono scarpe vuote, avatar di noi stessi e come attori inconsapevoli esse mettono in scena la vita reale, le nostre pulsioni, benefiche o malefiche che siano.  Sarebbe un peccato soffermarsi su queste opere e coglierne solo il bel colore o la bella tecnica, perchè in esse vi è ben altro che rende la differenza tra l'artista e l'artigiano, fra chi dipinge per vendere forma e chi dipinge per comprendere la vita. Nicoletta descrive nell'intimo, attraverso semplici scarpe, la vita reale che ci circonda con tutte le sue fragilità, quello che siamo, in bene o in male. In quelle calzature, così ben dipinte ed offerte alla nostra attenzione ottica, emerge la profondità di pensiero, l'intuizione pura, quella che mi dice che siamo di fronte ad un'artista di valore che sorprende. Ora, la Bigi è l'artista che ha colto un fiore incredibilmente ancora vergine, per creare la sua iconografia fantastica per ideazione e per la capacità di sviluppo scenico. Le immagini si reggono su colori decisi che producono una visione reale e convincente, tanto da far pensare alle scarpe come esseri viventi, persone con un'anima e dei sentimenti. Quelle scarpe siamo noi, tutti noi nel nostro pulsare, nelle nostre specifiche dimensioni del quotidiano, descrivono i nostri momenti di vita e il nostro essere. Ogni opera sviluppa un tema preciso. Poi notiamo quelle foglie, spesso ricorrenti, che sono da intendere come un richiamo costante alla natura, intesa come elemento protettivo e benefico. Contribuiscono a creare la scena. Sono in fondo, testimoni neutri dell'uomo  che le scarpe rappresentano nel suo iter, nel suo percorso, nel grande viaggio che è la vita. Quest'artista, nel suo viaggio con le scarpe, saprà sorprenderci e ci farà riflettere con un sorriso o un'emozione...non potremo mai dire che ci ha lasciato scalzi!            

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