DR. MARIO BIZZOCCOLI critico d'arte

Affrontare l'opera di Nicoletta Bigi  è sinceramente un vero piacere della riscoperta e sicuramente, iniziare una critica così, può sembrare piaggeria, ma, in questo caso sono assolutamente scevro dai giudizi empatici. Perchè riscoperta? Il motivo è tanto semplice da apparire filosofico. La Bigi realizza il surreale col reale, anzi si infila elegantemente tra le pieghe del figurativo assoluto per arrivare al concettuale. Così, nella sua opera, abbiamo il sentimento e l'ironia, la satira e la volontà di comunicare l'allegoria assoluta e l'oggettività relativa. La Bigi prende una componente basilare della presenza fisica umana per ritrarla. Lei fa letteralmente "le scarpe". Lo fa, dal punto di vista tecnico in maniera ineccepibile: modelli eleganti e sportivi, che, in un gesto ardito, diventa soggetto, narrazione. Ecco dunque l'umanità presentata nei suoi più diversi ambienti e momenti di vita, anche puramente sentimentale ed intellettuale.. La calzatura si anima, senza essere un cartone animato, ma icona. Se vogliamo cercare degli antecedenti nella cultura pittorica della Bigi, possiamo vederli, ma con molta cautela, in Arciboldi e Dalì. La Bigi, però, e fortunatamente, è Nicoletta Bigi, se stessa.

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