Paolo Capelletti
Recensione per i quadri "La notte" e "Il giorno", 2018
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Esiste un dualismo più atavico, più originario, più fondante del simbolico e dell’immaginario umani rispetto a quello tra il giorno e la notte? Il ritmo della giornata,
del lavoro, della convivenza, l’intera scansione della vita passa da sempre e per
sempre tra queste due polarità. E’ la nostra totale appartenenza al loro dominio
che ci fa intendere la prima come il luogo della luce, del colore, dell’azione, della
floridezza, e la seconda come lo spazio del buio, dello spegnimento , del riposo
e del tramonto -appunto- della vitalità.
L’artista accoppia questi due paesaggi, come sezioni del mondo, come finestre
sulla veglia e sul sonno, sulla vita e sulla morte. La contemplazione cui ci invitano
queste due opere ci insegna la pedagogia del silenzio, il sincronismo tra il nostro
respiro e quello del mondo, fino a ricongiungerci a una stasi dinamica, a un’eterna ripetizione, dove, immobili, possiamo cogliere i dettagli e concepire perfino gli
altri mondi, il loro governarsi, il divino