Renato Zanon

Nelle sue tele (per lo più di grandi dimensioni) Paolo Bernardi segue le regole dell'antica tecnica pittorica che vuole l'opera solida e polposa, mosso e vibrante il colorito. Ogni suo quadro che, a buon diritto, potrebbe essere definito religioso, è meditazione e ricordo, favola e contemplazione ma anche austero racconto come austera è ogni arte informale. Nei suoi colori e nelle sue strutture emerge qualcosa di biblico e di atavico. Vi filtrano, coscienti o meno, i primi giorni di creazione, le ansie del diluvio, ma anche quei nuovi cieli e quelle nuove terre cui allude sovente il Vangelo e l'Apocalisse di San Giovanni che in quanto tali sono ancora mondi da accostare e da amare, paesaggi dalle molteplici suggestioni che abbreviano come i loro titoli e che fanno sognare: antichi fuochi lontani, ultima notte d'autunno, prima che il gallo canti, maestrale, alle porte del cielo... E' evidente nell'artista l'urgenza di trasmettere sensazioni che diano il piacere e liberazione ma che nel contempo esprimano anche ricordi riaffioranti nella nostra psiche come sfogo istintivo e irrazionale del vivere quotidiano. Dentro essi infatti rivivono a modo loro le grandi esplosioni delle stagioni, i colori del cielo, dei prati e delle nostre vecchie case, le immagini segrete del nostro cuore eterno amante pellegrino.