MASSIMO ANTONIO SANNA

SPECCHIO DELL'ANIMA

Il ritratto è una componente fondamentale dell'arte di tutti i tempi e,
nonostante descriva l'esteriorità dei lineamenti mostrando l'involucro
della  persona, magari idealizzandone il soggetto, esso scava in fondo
all'essere rivelando ciò che si cela dietro il volto; disvela buona
parte dell'anima, ma anche le movenze meccaniche, passionali e
psicologiche (vedi Picasso, Van Gogh e Bacon).
Esiste perciò anche il ritratto, esule dall'asse
stereotipo- elegia-idealizzazione, che non crea simulacri, ma riguarda
l'aspetto  fisico/psicologico delle persone.
I ritratti di Paola Frau rientrano pienamente in tale contesto.
Common people che vive nel proprio habitat, con problemi, gioie e
ideali tipici di tutti gli esseri umani di questo mondo. Perché da
tutto il mondo vengono i soggetti dei suoi dipinti.
Uomini e donne, neri e asiatici catturati nella loro terra d'origine,
ma questo è percepibile solo dai forti toni cromatici delle
architetture e dei paesaggi dello sfondo; ma questi sono cittadini del
Melting Pot diffuso dove oramai viviamo, e le immagini potrebbero
riguardare qualsiasi  luogo geografico.
Intuitivamente sembra riconoscere, nello stile di Paola Frau gli
stessi intenti che Henri Cartier Bresson ha inventato per i suoi
reportage.
Egli usava gli obiettivi standard e copriva la macchina col nastro
adesivo per poter riprendere di nascosto le persone fissandone così la
spontaneità delle espressioni e delle azioni.
Qui, su questo piano, si incontrano l'opera del grande fotografo e i
dipinti di Paola Frau, non sulla ricerca dell'esotico a tutti i costi,
ma nel ritrarre l'Uomo con naturalezza e realismo.