Prof. VITTORIO SGARBI


Paola Sardelli
Quella di Paola Sardelli è una pittura di impronta fondamentalmente classica, volutamente estranea alle spinte decostruttive e antiaccademiche delle avanguardie e del contemporaneo più stretto. La scelta di questa artista, toscana d’origine e di formazione artistica, ma con un lungo periodo di vita e di lavoro fuori dall’Italia, è quella di riprendere la lezione della pittura, soprattutto quella di paesaggio, laddove la lezione ottocentesca, anche quella di tradizione popolare, più minutamente diffusa e meno aulica, l’aveva lasciata, ricalcandone gli stilemi, gli archetipi, i soggetti, le tipologie più varie, senza apparente necessità critica o revisione stilistica, ma lasciandosi piuttosto condurre lungo i percorsi delle variazioni cromatiche e luministiche dalle proprie emozioni o dalla propria curiosità compositiva. Marine, porti, cieli, boschi, stagni, erbe, fiori, e persino arcobaleni, suoni, luci e colori divengono, così, puri pretesti compositivi e cromatici per un’eterna variazione su una nota sola: quella di una pittura pura, volutamente e orgogliosamente spontanea, non concettualizzata, ancora vergine, potremmo dire, rispetto alla lezione novecentesca e avanguardista, dove il gioco inesausto, divertito e scanzonato, della totale e felice libertà cromatica, scevra da intellettualismi e da costruzioni ideologiche di sorta, unito a uno sguardo intenso, appassionato e volutamente un po’ ingenuo sul mistero della natura da una parte, e sulle mille possibilità  ancora offerte dal gesto e dal gioco pittorico dall’altra, non si vergognano di esplorare mondi, universi e tematiche che altri considererebbero invece datati, minoritari o addirittura naif.
Non è un caso, probabilmente, che Paola Sardelli abbia svolto per gran parte della sua esistenza la professione di psicoterapeuta, e che nel contempo abbia continuato a esplorare una pittura che ha a che fare con le emozioni e i sentimenti più profondi e inconsci dell’essere umano, anziché confrontarsi con i mutevoli linguaggi che il pensiero contemporaneo considera invece più attinenti ai percorsi, spesso nevrotici e dissestati, della cosiddetta scena artistica contemporanea: la sua è, anche dal punto di vista pittorico, una sorta di progressivo avvicinamento personale alle misteriose vie attraverso le quali l’uomo, esplorando le mutevoli forme della natura, del mondo e della loro rappresentazione, cerca invariabilmente di conoscere se stesso.

                                                                                                                                                Vittorio Sgarbi