ANDREA GRANDI

… CAOS COME ORDINE!

L'opera di Paolo Pomati non è di facile decrittazzione, non è neanche descrivibile nei termini classici con i quali si traducono le opere d'arte.

Non sta nè di qua nè di là e neanche nel mezzo; sta sospesa in un'ordine caotico,primordiale sia per forma che per contenuti.

E', per usare dei parallelismi, tra il cinema di Tarantino e Bergman; tra la scrittura di Burker e Melville. E' un continuo mettere in ordine per poi fagogitare e vomitare il tutto.

C'è il divenire,la distruzione e la distribuzione; c'è l'esplosione e poi l'implosione. Ci sono momenti altamente lirici e momenti prosaici.

E' una continua evoluzione; nel momento in cui pensi di averlo afferrato è da tutt'altra parte senza illusionismi ma per il flusso di coscienza che l'opera emana.

Proviamo a fare un lavoro di disseccazione,come se fossimo in anatomia patologica di queste opere che ricoprono un arco di tempo relativamente breve,12 anni, ma sufficientemente lungo per la vita di Paolo.

C'è colore forte primario,c'è grigio,c'è macchia c'è figura,c'è pura riconoscibilità del soggetto e c'è nel contempo graffitismo non urbano ma preistorico.

Si va dallo smalto alla tempera alla china al pennarello alla guazza all'olio, fino all'uso della macchina da scrivere e al collage.Si possono intravedere degli spunti da Mondrian o da Pollock,da De Chirico o nella pop-art ma sono tutte riduzioni proprio perchè si intravedono ma non come scuola o filone di ricerca.

Ci sono richiami ma c'è sempre la volontà di andare oltre,perchè la pittura diventa un pretesto per raccontare altro, il segno è come un mezzo psicanalitico per raccontare la propria coscienza.

Un sogno nella veglia,una veglia nel sogno,ma senza che diventi pittura onirica, ma anzi si trasforma in realtà per l'artista.

In alcuni momenti terrificante, quasi come un paesaggio post-atomico,in altri estremamente consolatoria e uterina; in alcuni momenti angosciante tanto quanto rilassante. Ma poi non è la vita che analizzandola profondamente è così? Non è fatta di barlumi di felicità, in un mare di angoscia.

Non è solo la fotografia di un'occidente in preda alle proprie paure che cerca il rifugio in un momento amoroso anche se solo sognato. E' come vedere tutto ciò che ci circonda attraverso lo spiraglio di una persiana,un piccolo fascio di luce che ci permette di vedere una piccola verità,rispetto ad una grande menzogna. Non è un arte facile e consolatoria,come anche Paolo non è facile ed ogni suo lavoro è frutto di un lungo lavoro, sulla materia e dentro se stesso. Ma è arte perchè trascende dal tempo,dal luogo ed anche dalla spazialità.

Trovarsi tu per tu con certe opere non è facile,ma l'arte non è mai stata "facile",per questo dura nei suoi infiniti aspetti, oltre all'uomo, a volte scoperta subito a volte secoli dopo a volte mai. Ma comunque resta per dare ordine al caos o caos all'ordine.

ANDREA GRANDI ( scrittore-giornalista )