Alessia Ferraro

Cosa occorre per fare arte al giorno d’oggi in un mondo in cui sembra che chiunque possa definirsi artista? Cosa certifica la validità di un’opera rispetto a un’altra? E chi è il vero artista? Questa profonda riflessione si cela dietro i volti e i paesaggi di Paolo Scafetti, un giovane pittore che ha scelto di esprimere se stesso attraverso i pennelli e la tela. Paolo Scafetti, a prima vista, è come le sue opere, sembra che in un battito di ciglia si possa cogliere tutta la sua essenza, timida, riservata, forse anche un pò solitaria ma è solo quando davvero ti avvicini a lui che comprendi di quanti colori e sfumature è fatta la sua personalità. Cosí le sue opere vanno respirate da vicino perchè solo in tal modo si può cogliere l’emotività del gesto pittorico che, a volte, sembra essere razionalmente costruito, mentre altre sfuma vaporoso invadendo lo spazio. È imprevedibile la sua arte. Ogni tela racconta una storia e lo fa attraverso un linguaggio e una tecnica diversa. Per il pittore, prima di “fare arte a modo proprio”, occorre osservare i grandi maestri e ispirarsi a loro, imparando il più possibile. Una scelta che disegna l’umiltà di chi vorrebbe continuamente apprendere, poichè l’arte è un lungo percorso evolutivo alla scoperta di se stessi.

 Il “lavorare bene” è un concetto che permea tutta la sua produzione e una tale ambiziosa operazione non può che coniugarsi con una reale passione per il mondo che lo circonda. Le opere di Paolo Scafetti recano la sua più profonda impronta. Non si raccontano subito, ma sprigionano la loro magia solo a coloro che desiderano realmente guardarle con occhi avidi di curiosità. I soggetti, da cui si lascia attrarre, sono principalmente donne, pensose e solitarie ma eroicamente in grado di bastare a se stesse. La raffigurazione della femminilità è un vero lait motiv per il pittore che si lascia solo occasionalmente sedurre da altri personaggi e da paesaggi. Questi ultimi sono nature anche esse solitarie, quieti rifugi di pace per l’animo in cui è permesso riprendere fiato. Ghiribizzi indica proprio questa versatilità dell’artista che sembra voler sfuggire a qualsiasi etichetta per non appartenere a nulla furchè alla sua ricerca creativa, specchio di una eclettica natura. Non c’è limite ma solo libertà. Non c’è presunzione ma sperimentazione. È un saggio modo di vivere, non solo di dipingere, quello di Paolo Scafetti. Guardare alle esperienze altrui per costruire il proprio personale modo di essere. Perchè, anche se le sue opere sono connaturate da solitaria pace introspettiva, non possiamo che esistere se non in relazione agli altri. Per questo, avvicinandosi alle tele, si scopre come la riflessione divenga attesa e l’assenza preludio di incontri. Quando l’arte, come in questo caso, insegna qualcosa brilla di valore e allora colui che la fa può definirsi artista.

Alessia Ferraro