leonardo Caviglioli (critico d' arte)

La pittura di Pietro Moroni è una continua sorpresa, sia in senso coloristico che in quello dei contenuti; sorpresa per l’impatto dei colori a volte tonali, caldi e diffusi, a volte stridenti e acidi da pittura manierista; (chi lo frequenta sa della sua predilezione per artisti di quel periodo, come il Pontormo); sorpresa per la varietà delle tematiche, che, se rivelano un interesse per la danza, i giocolieri, gli equilibristi. Possono trattare l’amore, anche quello letterario e tragico (Paolo e Francesca, Giulietta e Romeo) o i miti (Le Moire, Ulisse), ma toccano anche soggetti storico-sociali attuali e drammatici (“La barca di Lampedusa”, una “Zattera della Medusa” dei migranti dei nostri giorni) . E’ chiaro che sarebbe fin troppo facile rinvenire nella sua arte gli echi della grande pittura, dal Cinquecento michelangiolesco e manierista, all’Ottocento romantico, al Cubismo, ai grandi come Klee, Klimt, Chagall o Picasso, ma questi riferimenti rivelano solo una profonda cultura artistica affinata in decenni di lavoro e di studi, espressa in un continuo confronto con i grandi (ma non subordinazione ad essi) e sempre più raffinata dal punto di vista degli strumenti espressivi, decorativi e artigianali. E’ una pittura che mostra il piacere di far arte e lo comunica agli occhi dello spettatore , avvolgendolo in un turbinio di colori e movimenti, di intrecci complicati di corpi e di mani, a cui spesso è affidata la rivelazione dei sentimenti, (espediente espressivo già usato da artisti come il Grunewald dell’Altare di Issenheim o il Picasso di “Guernica”) più che alle maschere dei volti, da stile severo greco. Procaci fanciulle mostrano le loro forme seducenti ad un Ulisse tentato ma perplesso (Ulisse e le sirene); danzatori dagli abiti sfaccettati come prismi si muovono in un ballo frenetico di stampo futurista (Il ballo) ; leggeri e aerei equilibristi volteggiano su sottili fili, sospesi vertiginosamente sopra i tetti (Gli equilibristi) ; angeli con ali preziose come gemme si stagliano sul fondo buio del cielo, dominato da un’inquietante luna di zaffiro( “Volo di angeli nella notte”) e forse vanno in aiuto dei poveri migranti che si contorcono nei loro corpi michelangioleschi in cerca di salvezza sulla loro barca in preda ai flutti (“La barca di Lampedusa”), mentre, fra le Dee Oscure del Fato, Atropo, dallo sguardo fulminante, taglia il filo che lega gli uomini alla vita(“Le Moire”). La precarietà, dell’equilibrio e dell’esistenza, è il filo logico che lega queste immagini; l’artista sembra voler dire che questa è una delle costanti dell’universo, ma lo dice con tale eleganza di forme e di colori che si è quasi pronti ad accettarlo serenamente ; l’accettazione e la serenità si rivelano in certi momenti di pausa, dove, magari, due amanti, indifferenti alle sciagure del mondo, ammirano, dall’alto di un colle fiorito, il lago di un azzurro screziato che si stende sotto di loro (“Sera sul lago”) o fanciulle di morbide forme possono essere spaventate, al massimo, da un incredibile gatto azzurro che viene raccolto amorevolmente da una di loro (“Il gatto azzurro”) .Instabilità, precarietà ma anche leggerezza. Durezza e tensione espressiva ma anche dolcezza e tenuità. Una grande varietà di espressioni artistiche che mostra sensibilità profonda nel cogliere aspetti nascosti delle cose ma anche capacità di distaccarsene.